La storia di Luigi Datome

Premessa

Articolo scritto, come ormai accade spesso,  dall’amico Emanuele. Buona lettura!

Luigi Datome

No, non deve essere facile. Non deve essere per niente facile scendere su QUEL parquet. A guardarti ci sono 60 anni di storia e 17 titoli NBA (più di ogni altra franchigia); appesi in alto nel palazzetto ci sono i banner degli ex giocatori: 22 (e sottolineo 22) campioni che hanno indossato quella storica maglia bianco-nero-verde: da Cousy a Russell, da Havlicek a Bird.

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QUEL parquet è il “Boston Garden” o più semplicemente “The Garden” , capienza “thirteen nine-o-nine” (13.909 posti) come urlava Dan Peterson nelle sue telecronache quando c’era il tutto esaurito. E il “sold out” in QUEL palazzetto dello sport c’è praticamente ogni sera e prima di ogni “palla a 2” risuona nell’aria “Welcome to the Jungle”, tanto per ricordarti dove sei.

Il protagonista della nostra storia QUEL parquet la conosce bene da qualche settimana, ma tutto parte da più lontano, dall’altra parte dell’Atlantico, ben lontano dal Massachusetts, dalle sponde del Mystic River e dalla tana dei Boston Celtic.

Più precisamente la nostra storia inizia a Montebelluna (Treviso): è la città della signora Antonietta Toti, che ha voluto partorire il secondogenito nella sua città natale. Ma la signora Antonietta, anni prima, s’era trasferita nella città di Olbia, in quella che una volta era l’antica zona del Giudicato di Gallura. Nella serata del 27 novembre 1987, il marito Sergio Datome diventa papà per la seconda volta; mentre nelle radio impazza la hit “Rag Doll” degli Aerosmith (rock band di Boston, non un caso forse) al neonato viene affibbiato il nome di Luigi “Gigi” Datome.

Tullio, il fratello maggiore, ha 5 anni più di lui e gioca nella Santa Croce Olbia ’70 (segnatevi questo numero), società di basket di famiglia. Il club gialloblù, nel quale ha militato anche l’attuale sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, infatti è presieduto ancora oggi da Sergio, il papà di Gigi, ex cestista pure lui.

I fratellini Datome facevano impazzire mamma Antonietta e nonna Raffaella, e per tenerli buoni non bastava una gita a Porto Rotondo o a Portisco. Ecco allora che la palla a spicchi diventa l’attrazione principale: intorno ai 3 anni Gigi inizia a giocare a pallacanestro per poi, ovviamente, crescere nelle giovanili della squadra “di famiglia”.

La sua ascesa è fulminea: a 15 anni è esordiente in B2; nel mentre porta i suoi compagni degli Allievi a vincere il titolo assoluto conquistando anche il riconoscimento di M.V.P. del torneo.

Era il terminale offensivo più pericoloso: veloce, intelligente e fisicamente “nuragico”, nettamente il giocatore più forte della squadra, si racconta ancora di quando a solo 13 anni schiacciò sopra al canestro e delle facce basite di avversari, compagni di squadra, arbitri e presenti (a dispetto di battute sull’altezza dei sardi, Gigi arriverà fino ai 2.03metri).

Il suo nome comincia a fare il giro dell’intera Sardegna e si parla di lui anche a livello nazionale. Alla porta della Santa Croce e di papà Sergio bussano Treviso, Bologna e Siena, l’élite del basket nostrano. La Mens Sana Siena alla fine convince la famiglia Datome e il gallurese si trasferisce nella città del Palio. Quest’ultima non è ancora nell’era Pianegiani ma vince con l’ex commissario tecnico della nazionale Carlo “Charlie” Recalcati.

Proprio coach Recalcati (uno che “mastica” basket da oltre 50 anni) intravede le grandi qualità del ragazzo (addirittura come un futuribile NBA) e lo convince a soli 15 anni ad oltrepassare il Tirreno per stabilirsi in Toscana.

Il giocatore piace molto. Nel suo primo anno viene utilizzato in ben tre squadre: nei cadetti, nella juniores e nella prima squadra dei bianco-nero-verdi (stesso colore dei Boston Celtic, di nuovo un caso forse).

L’annata è di quelle da incorniciare e tramandare ai posteri: Gigi vince il titolo italiano con tutte 3 le squadre (anche se con la squadra dei “grandi” disputa solo 6 partite) e per Siena è addirittura il primo titolo di sempre (ne arriveranno altri 7 ma il sardo sarà già andato via)

Successivamente Supercoppa italiana nel 2004 e quarto posto agli europei Under 18 dove veste per la prima volta la maglia azzurra. A Siena rimane 3 anni, ma nella città dove il suo concittadino Andrea Degortes (meglio noto come “Aceto”) avrebbe riscritto la storia vincendo 14 volte il Palio delle contrade, Gigi non sfonda. Passa due anni nel limbo del roster senese dove comunque ha modo di accumulare le prime presenze in Eurolega.

Arriva il trasferimento a Scafati e con la squadra campana ottiene una storica promozione in Serie A e disputa 2 ottime stagioni in crescendo. In seguito gioca gli Europei Under 20 del 2007 e arriva un altro terzo posto nonché il premio come miglior ala piccola del torneo. A seguire viene chiamato nella nazionale maggiore; diventa il primo sardo di sempre a farne parte: sostituisce l’infortunato Gallinari (un altro che in NBA farà strada) ma gioca appena 6 minuti in tutto il torneo (contro la Lituania).

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La fortuna però non è dalla sua parte visto che a fine stagione Scafati retrocede in serie B. Ma il ragazzo cresciuto all’ombra del Castello di Pedres è uno che non demorde. Per il 21enne stravede Dejan Bodiroga responsabile dell’area sportiva della Virtus Roma. Bodiroga, per quei pochi che non lo conoscessero, è uno dallo strepitoso palmarès come giocatore (tanto per dire 2 ori Mondiali, 3 ori Europei e un argento alle Olimpiadi) e vede prima di ogni altro che la “stoffa” di cui è fatto Gigi è davvero pregiata.

Rimarrà nella capitale 5 anni, fino alla fine della stagione 2012-2013, mettendo a referto 149 partite e 1.776 punti con la maglia nr. 13 della Virtus. La sua stagione più bella (che gli varrà la chiamata al Draft NBA) è l’ultima. Paradossalmente la stagione inizia alla grande il 22 agosto 2012 a Sassari, nella sua terra: riceve palla sull’arco, fa secco il difensore avversario sul primo passo e “posterizza” impietosamente il povero Erden, esattamente come faceva da ragazzino a 13 anni con l’intero palazzetto a guardarlo.

Trascina i capitolini fino alla finale guidando, da capitano, un quintetto che raramente s’era visto così di qualità al Palatiziano: Taylor, Goss, “Bobby” Jones, Gigi (appunto) e Lawal. Viene eletto M.V.P. dell’anno ma perde la finale 4 a 1 contro i suoi ex compagni di Siena (all’ultimo dei loro famosi 7 scudetti consecutivi e che in estate falliranno).

In mezzo anche tanta nazionale (ad oggi 120 presenze e 1089 punti con la rappresentativa maggiore) dove è ormai perno fisso. Un aneddoto: durante le qualificazioni per l’europeo 2013 in una partita già scritta contro il modesto Portogallo, Datome fa una schiacciata in mezzo al “traffico” talmente bella da risultare parte dello “spot” di promozione della manifestazione (vizio mai perso) con i portoghesi a guardarlo basiti: loro si aspettavano Bargnani, Gallinari, Belinelli…quelli che giocavano in NBA insomma…ma anche lui ci arriverà prestissimo.

Infatti lui e il gigante nigeriano Lawal vengono scelti in estate e il 9 luglio 2013 risulta essere una data storica: il primo sardo in NBA. Lo “sbarco in America” avviene nella Mo-Town, in una squadra (e una città) in profonda crisi, economica e di risultati in cui Datome firma un biennale coi Detroit Pistons.

NBA: Washington Wizards at Detroit Pistons

Gigi anche se nel frattempo con la barba lunga e i capelli incolti assomiglia sempre più al Messia, non può certo far “miracoli” per risollevare il team. La prima stagione (e mezza) è di puro apprendistato : appena 37 presenze e in mezzo anche un brutto infortunio. Come a Roma Gigi onora la tradizione scegliendo ed indossando la maglia nr. 13.

Lui rimarrà il più “italiano” dei nostri oltreoceano ed il resto è storia dei giorni recenti: il trasferimento nella città di Edgar Allan Poe e al Boston Garden, la fiducia ritrovata e finalmente delle partite all’altezza.

Cambia, però, il numero di maglia scegliendo quel nr. 70 con cui incominciò la sua avventura nei “suoi” Santa Croce Olbia ’70 …. vi avevo detto di segnarvi questo numero no ?

Luigi

Link utili

Datome: storia di un campione

Blog Sciradi: un sardo in NBA

Daily basket

Sardegna sport

L’unione sarda: Datome, benvenuto in paradiso

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