Giochi di guerra: l’influenza della NATO in Sardegna

Ultimamente sto tentando di proporre delle tematiche “diverse” all’interno del blog, sia per il desiderio di poter trattare di argomentazioni più ricche e complesse, che per la necessità dettata dal fatto che spesso (purtroppo), temi di un certo rilievo vengono per vari motivi snobbati e quindi messi in secondo piano.

Non avendo alcuna competenza nella materia trattata mi limiterò a fornirvi dati e pareri puramente personali basati su informazioni reperite in rete, quindi mi guarderò bene dal provare a dare alla tematica stessa una trattazione tecnico-scientifica in quanto ci sono già siti autorizzati che se ne occupano e sicuramente lo fanno in modo più appropriato ed approfondito.

Sono un sardo incazzato a cui piace poter parlare di cose del genere perchè sono dispiaciuto di come la Sardegna venga sfruttata e, molto spesso, utilizzata come ruota di scorta.

Nel territorio sardo sono dislocate alcune delle basi militari più rilevanti, per dimensioni e caratteristiche, del Mediterraneo ed è dagli anni ’50 che la NATO e gli USA utilizzano l’isola come oggetto strategico per: esercitazioni, addestramenti, sperimentazioni di nuovi sistemi d’arma, guerre simulate, depositi di carburanti, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni.

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Oltre 35 mila ettari di territorio sardo (ripeto … 35 MILA ETTARI) sono sotto vincolo di servitù militare, il cui peso varia in funzione della sicurezza che si rende necessaria.

Abbiamo poligoni missilistici (Perdasdefogu), aree per esercitazioni aeree (Capo Frasca) e a fuoco (Capo Teulada), inoltre aeroporti militari (Decimomannu) ed ancora depositi di carburanti (nel cuore di Cagliari).

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Parlando di numeri:

il poligono del Salto di Quirra-Perdasdefogu occupa un’area di 12700 ettari, mentre il poligono di Teulada ne occupa 7200 di ettari, questi due poligoni stanno alle prima due posizioni della classifica italiana per quanto riguarda l’estensione.

Senza dimenticarci del poligono NATO di Capo Frasca che occupa un’area di oltre 1400 ettari e la base USA di S.Stefano a La Maddalena (avvolta da un intensa nube di misteri).

Ora che avete un’idea dell’influenza territoriale delle servitù militari, passo al parlarvi del polverone che si è alzato, nel mese di ottobre, in Sardegna.

Si è sentito parecchio parlare di manifestazioni fatte a Capo Teulada per via di esercitazioni militari eseguite dalla NATO ma, come spesso accade, nei telegiornali vengono trasmesse le immagini e notizie che più fanno comodo, che non creerebbero problemi eccessivi e grossi contrasti con la politica.

Personalmente e sinceramente non avevo del tutto le idee chiare su questa esercitazione, sapevo qualcosa ma non ero riuscito ad andare a fondo della questione.

Degna di una delle migliori partite di Risiko, la cosìdetta “Trident Juncture 2015” è stata una delle più grandi esercitazioni dell’anno ed una della più importanti in Europa dai tempi della Guerra Fredda.

Tutto ebbe inizio il 3 ottobre (anche se entrerà nella fase più calda dal 19 ottobre) ed oltre alla Sardegna saranno coinvolte le basi militari di Trapani e Poggio Renatico.

Ne faranno parte 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per operazioni speciali di 28 paesi alleati e 7 partner, con 36.000 uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra, anzitutto cacciabombardieri a duplice capacità, convenzionale e nucleare.

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Lo stupore e disappunto sono stati causati dal fatto che a Trapani ed a Poggio Renatico sono state effettuate esclusivamente delle simulazioni mentre a Capo Teulada sono state eseguite delle vere e proprie prove di guerra con l’ausilio di missili, bombe e munizioni inerti.
Piccola e semplice domanda: perchè??????

Si pensa che tutta questa operazione sia stata fatta per mostrare i “muscoli” ai russi, mentre in fin dei conti quelli che li hanno visti, sentiti e ne hanno fatto le spese, sono i sardi.

Poco importa se Capo Teulada, insieme alla sua bellissima Cala Zafferano, è un luogo paradisiaco dove sarebbe più che possibile proporre scenari ed alternative turistiche, o a chi interessa, se oltretutto in Sardegna sono presenti il 65% delle servitù militari italiane e quindi, senza possibilità di replica, ti ritrovi costretto a dover lasciar via libera ad esercitazioni di questo calibro!

Diverse sono state le contestazioni dei sardi che hanno fatto numerosi atti anche di forza (senza un’eccessiva foga), contrari a questa impressionante esercitazione, però quando hai contro anche la rappresentanza politica, che con il suo decreto 91 del 2014 (poi convertito in legge) equiparò le aree militari a quelle industriali, aumentando automaticamente di 100 volte di più la soglia di inquinamento di residui bellici, e sicuramente dando più potere allo sfruttamento militare di queste zone a discapito di chi le abita il quale non ha possibilità di protestare, allora si che diventa tutto ancora più difficile.

I limiti di soglia per sostanze inquinanti come il cobalto e l’arsenico passarono rispettivamente da 20 mg/kg a 50 e 250 mg/kg.

Stesso discorso per gli idrocarburi cancerogeni come il cloruro di vinile, la cui soglia limite fu alzata di di dieci volte.

Valori impressionanti che spianano ulteriormente la strada alla NATO, che così può programmare esercitazioni ancora più pesanti e pericolose.

Dai politici l’unica cosa che ci si è potuto aspettare sono state le solite frasi di circostanza che riempiono la bocca ma non producono impegno alcuno.

All’inizio dell’articolo ho detto che sono incazzato perchè ogni volta ci si ritrova nella situazione di dover subire la prepotenza di una forza che va ben oltre le nostre possibilità di contrastarla e, paradossalmente, la Sardegna è un’isola “sfigata” perchè è ubicata in un posizione strategicamente perfetta e mette a disposizione un territorio utilissimo ai fini militari.

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Ma quello che ancora mi fa più rabbia è quando sento discorsi del tipo “non capisco le persone che non vogliono le basi militari quando, invece, sono necessarie per la nostra salvaguardia” oppure, peggio ancora, osservo il menefreghismo da parte di tanti altri.

Il discorso è semplice: non è normale che ogni volta il territorio sardo debba essere usato per i giochi politici, militari e quant’altro, ma peggio ancora non è possibile che le persone che vivono in questi territori non vengano informate ne tantomeno ascoltate in merito.

Vedete, ad esempio, il discorso legato al gasdotto Galsi oppure il fatto legato al deposito delle scorie nucleari, giusto per nominarne un paio ma possiamo parlare anche dei casini militari che ruotano intorno alla base USA di S.Stefano a La Maddalena.

Tutto ciò genera una situazione particolare perchè ci si dimentica che avere delle basi militari implica di essere un possibile obbiettivo da parte di attacchi missilistici in caso di guerra, specie in questo caso in cui le suddette basi sono strategicamente molto importanti!

Rischio di dilungarmi troppo e di risultare pesante ma vi vorrei lasciare con una riflessione:

la NATO ha una forte influenza negli equilibri mondiali e dovrebbe infondere sicurezza, oltre a dare più certezze, ai popoli che sostiene, protegge e rappresenta ma in me essa sta creando terrore e le prospettive future sono tutto tranne che rosee. Lo stesso Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Danilo D’Errico, ha recentemente gelato le aspettative di una riduzione delle servitù militari in Sardegna, di conseguenza i militari continueranno a fare i loro costosissimi comodi, a proposito dimenticavo di dirvi che ovviamente il costo dell’intera operazione è top secret, anche se a noi addebitato.

Dobbiamo renderci conto che oramai facciamo parte di un grande gioco che molto assomiglia al Risiko e l’unico modo per capire ciò che succede per provare a fare qualcosa è … “ non abbassare il cervello!

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