VISITA ALLE MINI BASI MILITARI DI CAPRERA

E’ il luogo in cui “si trova una galassia di isole e isolotti avvolti dal mare turchese”, che si estende su terra e mare per otre 20mila ettari, che abbraccia 180 chilometri di coste e comprende oltre 60 isole.

Immagine 1 – Scatto dalla Panoramica della Maddalena 

Una delle mete turistiche più ambite nel panorama sardo, l’arcipelago della Maddalena occupa la parte settentrionale della Sardegna che, per via dei paesaggi suggestivi e per il suo valore naturalistico, divenne “parco nazionale” nel 1994.

Immagine 2 – Ubicazione dell’arcipelago della Maddalena

Oggi, però, non voglio raccontarvi le classiche informazioni che potete trovare facilmente con una ricerca su google, bensì vorrei parlarvi di alcune della batterie militari presenti all’interno dell’arcipelago.

Come in molti di Voi sapranno, cari lettori, la Maddalena è cosparsa da diverse basi militari che per tantissimi anni sono rimaste attive, non permettendo l’accesso a delle bellissime zone del parco nazionale. Le basi nacquero per proteggere la flotta dei Savoia e del loro Regno di Sardegna e principalmente occuparono la zona est per un estensione di circa 27 ettari; recintate con filo spinato, altane con militari armati e protetti da una invisibile rete di sensori antintrusione , era una delle aree militari più protette del mediterraneo.

 

Immagine 3 – Uno sguardo da una finestra dei fortini militari 

Una serie di cunicoli che si infilavano nel sottosuolo e si diramavano per oltre sei chilometri, un arsenale militare illimitato protetto da una vigilanza armata che era composta da settanta fucilieri della Marina Militare che si avvicendavano ventiquattro ore al giorno sulle postazioni di controllo protette da spessi vetri antiproiettile.

Immagine 4 – Sistema di cunicoli

Tutt’oggi il reale contenuto della polveriera di Santo Stefano, una delle isole appartenenti all’arcipelago della Maddalena, è uno dei segreti meglio conservati degli ultimi 50anni. I misteri militari che avvolgono tutto l’insieme delle basi militari si è fatto sempre più grande in seguito alla concessione della base navale (a partire dagli anni Settanta), alla marina degli USA.

Un premessa decisamente un po’ lunga ma necessaria per gettare le basi per comprendere quanto effettivamente importante fosse l’arcipelago, non solo da un punto di vista naturalistico ma anche militare. Ci sarebbero tante cose da scrivere in merito alla vicenda ma, in questo articolo, voglio parlarvi della “batteria di Candeo” e della “Messa del cervo”.

Ubicata nella parte nord dell’isola di Caprera tra l’opera militare di Arbuticci, la stazione radiotelegrafica di Becco di Vela e la Batteria di Candeo, la batteria di Messa del Cervo prende il nome dall’omonima altura, in cui venne costruita tra la prima e la seconda guerra mondiale. Lo scopo di tale batteria era di sorvegliare l’orizzonte del quadrante di Nord-Est con il doppio compito; antiaerea e antinavale.

Immagine 5 – Ubicazione delle due batterie

Venne posta sotto il comando del “Gruppo Est” della “Dicat” (Difesa Contraerea Territoriale), che aveva il suo centro a Tejaione, veniva identificata con la sigla “M12-M701”.

La disposizione logistica prevedeva, oltre la stazione della direzione di tiro, quattro piazzole per i cannoni dotate di otto riservette e due depositi per stipare le munizioni, oltre una casermetta e il corpo di guardia.

Immagine 6 – Batteria messa del cervo

Come detto, la batteria nacque con l’obbiettivo di semplice ricognizione ma a causa del progresso tecnologico, presto divenne un potente mezzo di bombardamento dall’alto. Si rese necessario un sistema difensivo diverso da quello che aveva caratterizzato le “Grandi fortificazioni”, estremamente vulnerabili da un attacco aereo, motivo per cui si passò ad impianti costruttivi delle fortificazioni basati sul più rigoroso mimetismo. Nacquero così tra la prima e la seconda guerra mondiale, le batterie più periferiche, che allargavano ulteriormente il territorio, sopratutto verso i quadranti occidentali e nord occidentali, edificate normalmente in calcestruzzo e ricoperte poi da massi di granito disposti in modo da occultarle al massimo. Anche i baraccamenti furono addossati a formazioni rocciose o ricoperte con scaglie pazientemente accostate per ricostruire la tormentata morfologia del terreno.

Immagine 7 – Sistema di fortificazione militare

Da un punto di vista prettamente personale, vi posso dire che tutt’oggi il complesso di fortificazioni e vedette regala delle bellissime emozioni per chi, come me ha piacere di conoscere quella parte della Sardegna che è rimasta occultata da servizi che poco hanno a che fare con il turismo e meno ancora con la natura, e che ora, come spesso accade in questi casi, rimane una parte abbandonata e poco considerata, anche se nel bene o nel male questa è storia della nostra regione. Il complesso è ancora in buone condizioni e perfettamente visitabile, oltretutto la sua ubicazione permette di godere di panorami mozzafiato e di un ambientazioni in cui effettivamente edilizia e ambiente di amalgamano in maniera perfetta, proprio quello che volevo dire, sarebbe il caso di sfruttare di più e meglio le nostre risorse storico-naturalistiche.

Immagine 8 – Vista panoramica dalla batteria Messa del Cervo

Andando oltre la “Batteria di Messa del Cervo” abbiamo quella di “Candeo“.

Inserita in un contesto naturalistico meraviglioso, tra rocce granitiche, macchia mediterranea, arbusti, ginepri e con una vista mozzafiato sul mare dell’isola, come nel caso precedente anche il suddetto complesso è stato realizzato tra la prima e la seconda guerra mondiale.

Costruzioni in granito si mimetizzano con le rocce circostanti, raggiungibili con un percorso storico e naturalistico che da “Messa del Cervo” ci conduce attraverso numerosi tornanti ben protetti da spallette di muratura in granito.

Un luogo meraviglioso di cui si ha solamente letto e visto una facciata.

Nel corso degli anni è stata creata una fitta rete sentieristica perfettamente indicata e percorribile che ci permette di poter conoscere ogni angolo dell’isola e di poterne ulteriormente apprezzare storia e natura; ma questa è un’altra storia di cui (probabilmente) vi parlerò in seguito! 

 

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