Il Cagliari europeo del 93/94

Articolo scritto dall’amico Emanuele: buona lettura !

L’Italia che entra negli anni ’90 si è appena lasciata alle spalle le “Notti magiche” cantate da Bennato & Nannini ai Mondiali casalinghi: siamo un paese in grande crescita e, fortunatamente, ancora attaccato alle tradizioni popolari.

Un esempio è il Festival di Sanremo, la manifestazione canora conosce il suo massimo successo proprio in quegli anni: nel 1991 partecipano anche i Tazenda, gruppo sardo che prende spunto, nel nome, da un romanzo di Asimov. I Tazenda partecipano alla kermesse con la versione italiana della loro “Disamparados“, presentata con Pierangelo Bertoli, che ne cura la riscrittura intitolandola “Spunta la luna dal monte“. La vittoria nella serata finale va a Riccardo Cocciante, ma la canzone è bellissima; si fondono le sonorità tipiche della Sardegna (launeddas, tenores, fisarmoniche diatoniche) con le strofe cantate in italiano.

Vincono la prestigiosa “Targa Tenco” e arrivano quinti nella votazione finale. Quinti. Zona UEFA verrebbe da dire.

A distanza di un anno la zona UEFA diventerà realtà anche per il Cagliari Calcio: l’isola che non c’è (come canterebbe proprio Bennato) raggiunge l’Europa dopo due decenni di assenza. La divisa è molto simile a quella degli anni ’70 e compare per la prima volta come sponsor lo storico “Pecorino Sardo”. A guidare i rossoblù il recordman di panchine in Serie A (795), conosciuto da tutti come “Er Magara“, per tutti semplicemente Carlo Mazzone. All’ultima del campionato ’92 – ’93 al Sant’Elia c’è il Pescara (con gli abruzzesi in campo anche un certo Massimiliano Allegri che anni dopo diventerà allenatore del Cagliari). Finale 4 a 0, sesto posto davanti a Napoli, Roma , Sampdoria, Fiorentina…è un trionfo in tutta l’isola.

Si torna a giocare in campo internazionale. Si, ma in campo internazionale da qualche mese è in atto una guerra fratricida: ufficialmente dal 6 Aprile 1992 i Balcani sono, per l’ennesima volta nella loro storia, scenario di guerra: a pochi chilometri da noi, sulle coste della Bosnia è iniziato un conflitto che porterà allo smembramento della ex-Jugoslavia. Le bombe cadono a Sarajevo come a Zagabria, serbi contro croati, fratelli contro fratelli. La devastazione avrà termine solo a Natale del ’95 con quasi 100.000 vittime. Anche la nazionale di calcio non parteciperà agli europei (imposizione della UEFA), il suo posto viene preso dalla Danimarca che a sorpresa vince Euro ’92.

Anche nel Cagliari sono in atto alcune “rivoluzioni”. Mazzone non c’è più: torna a casa ad allenare la sua Roma. Il giovane presidente Cellino lo sostituisce con Radice (licenziato quasi subito) e poi con Giorgi; da qui inizia la pazza cavalcata europea. La rosa è simile a quella costruita l’anno prima con qualche innesto di qualità. In porta non c’è più l’ottimo Mario Ielpo (passato al Milan dei record di Sacchi), ma il promettente Fiori. In difesa i soliti dell’anno prima: Pusceddu, Villa, Napoli, Firicano e Pancaro; Festa è passato all’Inter. In mediana il velocissimo Moriero, Herrera, Bisoli, Sanna, capitan Matteoli e proprio Allegri che va a sostituire Cappioli, partito per Roma pure lui. Di punta: l’anno prima la squadra era magnificamente costruita intorno al talento di Enzo Francescoli, uruguaiano di chiare origini italiane (venne ingaggiato anni prima insieme a Daniel Fonseca). Lui è il primo (e l’originale) a essere soprannominato “El PrÌncipe” (Milito o chiunque altro verrà dopo si chiamano così proprio per la somiglianza con lui). Ma Francescoli non c’è più: venduto al Torino. La “strana coppia” là davanti è composta quindi dal panamense Dely Valdes e dal “colored” belga Lulù Oliveira. Con questo roster si va a cercare fortuna nella stagione ’93 – ’94.

Cagliari_1993-94

In campionato le cose non vanno benissimo e per tutto l’anno il team di Giorgi si assesterà nella zona bassa della classifica, giocando un calcio distante da quello dell’anno prima; sembra quasi una squadra triste. Il sottofondo ideale sarebbe “Man on the Moon” , splendida rock-ballad dei R.E.M. che sbancano le vendite con l’album “Automatic for the People” in quel periodo: ritmi lenti e con giocatori che non vanno come la stagione precedente. Ma in Europa la “musica” cambia.

La prima è a Bucarest a metà settembre, contro la Dinamo, sconfitta a testa alta 3 a 2 , decisiva la doppietta del giovane centravanti della nazionale rumena Moldovan. Anche in Romania ci sono stati venti di guerra, ma dalla rivoluzione del 1989 contro Ceausescu è passato qualche anno. Al ritorno è 2 a 0: Matteoli su rigore (procurato da Firicano) e Oliveira dopo una splendida fuga di Moriero. Il Sant’Elia è in festa ed è pronto ad accogliere i turchi del Trabzonspor, avversario nel secondo turno della manifestazione. La cosa davvero “nuova” per gli isolani e per i loro supporter è la diretta tv: le gare vengono trasmesse integralmente dalla RAI, cosa che non accadde neanche nella Coppa Campioni disputata dalla squadra di Riva nel ’71.

La diretta dalla Turchia, però, è a ora di pranzo per via del fuso orario: gli avversari vanno subito in vantaggio, tengono bene il campo per l’intero match e rischiano di raddoppiare. Lo stadio “Huseyin Avni Aker” è protetto dai militari in assetto da guerra (questa è zona di confine e di guerriglia). Sembra un gara destinata alla sconfitta fino al 90esimo quando un tiro sporco di Allegri diventa un perfetto assist per Dely Valdes che allunga il piede e beffa il portiere: 1-1 e qualificazione più vicina. Al ritorno basta lo 0-0 per accedere agli ottavi. Passano il turno anche altre due italiane: la Juventus e l’Inter.

Negli ottavi di finale il Cagliari ritrova una vecchia conoscenza del calcio italiano, i belgi del Malines, incubo del Milan in Coppa dei Campioni nel 1990. Ma i belgi non sono più lo squadrone in grado di vincere anche la Coppa delle Coppe dell’87. In campo sono guidati dallo storico portiere Preud’homme. All’andata, su un campo totalmente coperto di neve, si gioca comunque discretamente: pallone rosso, vittoria esterna per 3 a 1 e lezione di calcio impartita a domicilio. Segnano Matteoli, Oliveira e Pusceddu su punizione. Il ritorno è una formalità: 2 a 0, Allegri e Dely Valdes. Quarti di finale conquistati, sull’isola si sogna; mai il Cagliari era arrivato così avanti in una competizione per club della UEFA.

Arriva l’inverno, la squadra rimane ancorata sempre nel centro classifica del campionato; ma in marzo riparte la coppa e i sogni di gloria. L’urna però è infame: esce fuori il derby italiano con la Juve. Ma il tifoso rossoblu ci crede. In Sardegna è 1 a 0, decide un gol del panamense. Ma al Delle Alpi di Torino servirà un miracolo. La Juventus è davvero forte e mette paura: passa in vantaggio con Dino Baggio e comincia a far arretrare il Cagliari. Ma in un lampo la partita è riequilibrata: perfetto assist da fermo di Matteoli e imperioso colpo di testa di Firicano. Pareggio. C’è ancora speranza.Tensione massima.

Baggio (Roberto, stavolta) inventa un assist troppo lungo per Ravanelli, ma la difesa non controlla, Fiori esce in scivolata sull’attaccante che, inevitabilmente, cade. Rigore. Dubbio ma rigore. Va Baggio… ma sbaglia. Qualche mese più tardi, paradossalmente, Roberto ne sbaglierà uno ancor più importante: il rigore della finale di Coppa del Mondo a Pasadena. Finisce addirittura 2 a 1 con Oliveira che segna in contropiede (alla fine della manifestazione saranno 8 marcature per lui). Apoteosi e festa grande; è semifinale.

Risultati dagli altri campi: sono passate tra le “Fantastiche 4” anche il Karlsruher, il Salisburgo e l’Inter di Bagnoli (che ha dovuto faticare contro i tedeschi del Borussia Dortmund). Tra le prime quattro in coppa UEFA, ma tra le ultime in Serie A: un pensiero che unisce gli animi di Cagliari e Inter, in lotta per una finale ma anche per non retrocedere. Il sorteggio è beffardo anche stavolta: si pesca proprio l’Inter. Gara d’andata in casa, ritorno a San Siro.

Al Sant’Elia si inizia nel tardo pomeriggio. Fumogeni rossoblu dalle curve e tifo caldo. L’Inter subito in vantaggio al 7′ con un colpo di testa di Fontolan; fino a quel momento la porta di Fiori era ancora imbattuta in casa (in campo europeo). Ma i nerazzurri sono immediatamente ripresi dal solito Oliveira. Intervallo.

Nel secondo tempo l’Inter torna avanti con Ruben Sosa. Sembra fatta, ma negli ultimi minuti avviene un piccolo miracolo sportivo. Prima c’è il gol del pari del giovane attaccante di riserva Criniti, appena entrato. Poi il gol vittoria, di un altro giovane entrato nella ripresa: al ’90 è il sinistro preciso di Giuseppe Pancaro a regalare una vittoria che farà arrivare la squadra a San Siro con due risultati su tre a disposizione. Basta un pareggio a Milano e sarà finale.

Ma la gara di San Siro, purtroppo, è un’altra storia. La paura e l’inesperienza a certi livelli si pagano tanto. Vittoria dell’Inter 3 a 0 : Berti , Jonk e Bergkamp (su rigore molto dubbio) mettono fine ai sogni di gloria. Il Cagliari non vince niente. L’Inter raggiungerà la finale che andrà poi a vincere grazie ad un doppio 1-0 contro il Salisburgo. Il Cagliari si salverà comunque dalla serie B, ma retrocederà poche stagioni dopo (1996-1997 dopo spareggio col Piacenza)

Come in tutte le storie c’è qualcosa che finisce: è finita la Guerra in Jugoslavia, sono finiti i R.E.M. e (forse) era finito anche quel Cagliari.

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