I Barritas di Benito Urgu

 

E’ da anni che vivo a Roma e per tutto questo tempo ho orgogliosamente sfoggiato il mio accento sardo che mi ha permesso di fare un sacco di conoscenze. Ovviamente le battute e le prese in giro sono all’ordine del giorno, così come le tante volte che la gente prova (scherzosamente) ad imitare il mio dialetto e, tra le tante, una di quelle frasi che mi sento spesso dire è:

Gabob, com’è quella canzone che fa “fiiihiu picca il cadu….” ”

capendo il motivetto della canzone, detto in quella strana lingua, e dopo atroci dolori addominali dovuti alle risate, mi tocca stare li a spiegar loro che si dice così:

E lassa s’erveche, pica su caddu, curre curre a ti cambiare pro su twist ballare bogadi su gambale pro ballare su twist”.

https://www.youtube.com/watch?v=ojzBwR5xk_0

Di questi tempi troppo spesso si è affiancata la musica sarda a cantanti come Valerio Scanu e Marco Carta che, per tutto rispetto, non ne fanno assolutamente parte. La tradizionale musica che da anni accompagna la Sardegna è stata composta da gruppi come i Tazenda, i Cordas et Cannas, Piero Marras, i Bertas, le varie corali della Barbagia e di Nuoro fino ad arrivare ad artisti più contemporanei come Paolo Fresu, i Kenze Neke, Marino Derosas e tanti altri.

Oggi però vi racconterò di una persona che, a parer mio, con i suoi testi musicali (e le sue barzellette) ha reso molto popolare l’ambito musicale sardo e non solo, sto parlando di … Benito Urgu.

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Nato ad Oristano, il 12 gennaio del 1939, nella sua carriera Benito Urgu ha ricoperto più ruoli: da cantante (con “I Barritas”), a comico, a cabarettista, ad autore italiano, ad attore, a paroliere fino a diventare conduttore televisivo.

Ma sono qua oggi per parlare della sua carriera nel campo musicale in quanto tutte le altre meriterebbero tutte una storia a parte.

Il primo gruppo che formò fu quello dei “Visconti” nel lontano 1962 assieme agli amici di del 28° Reggimento “Pavia” di Pesaro: Francesco Salis (chitarra), Antonio Albano (chitarra), Giulio Albano (basso), Nello Cocco (batteria) e Guido Cocco (tastiere).

Vincono il premio “Arpa d’argento” nella città di Ozieri, presentandosi con il nuovo testo “Whisky, birra e Johnny Cola” e “Su Twist ‘e Giuannica” (brano di qualche anno prima), ma ci partecipano non come “Visconti” ma con il nome che poi li renderà famosi: I Barritas (si prende spunto dal soprannome di Benito che era Berritta (il cappello sardo chiamato sa berritta o barritta)).

Cominciano ad essere chiamati in giro per la Sardegna diventando sempre più famosi e occupando un’importanza di livello nazionale.

Il loro cavallo da battaglia diventa, ma rimarrà anche in futuro, “Su Twist ‘e Giuannica” grazie al quale faranno la loro prima incisione nel 1964 per la casa discografica Ariel di Gaetano Pulviretti. Verranno inseriti nel genere beat, proponendo cover in italiano di musica internazionale come “Mi appartieni ancora” (“Go Now” dei Moody Blues), “Gambale Twist”, “Rhonda, aiuto” (“Help me Rhonda” dei Beach Boys) ed una versione di “Sunshine of your love” dei Cream (italianizzata in “Ritorno da te”), brani country-western come “Arizona” o “Gennargentu” o più sentimentalisti come “Filo di seta”.

Tra il 1964 ed il 1966 girano per ogni parte d’Italia facendo conoscere il loro stile beat e accrescendo sempre di più la loro fama, finché nel 1966 riescono ad inserirsi nel fenomeno delle “messe beat”, grazie al loro quarto album.

Quest’album nasce dal desiderio di poter pregare cantando e suonando con stili e strumenti moderni ed i brani, scritti dal Maestro Marcello Giombini, faranno parte di un lavoro chiamato: “La Messa dei giovani”.

Avrà un forte impatto mediatico e vedrà la sua prima assoluta nella cappella Borromini a Roma difronte ad un numerosissimo pubblico !

Nonostante siano passati un sacco di anni è considerato un cult dagli amanti del beat italiano tant’è che è stato ristampato, recentemente, in formato digitale.

Il loro successo si focalizzerà principalmente nel nord d’Italia pubblicando ulteriori cover come “Al ristorante” (Sea of joy” dei Blind Faith) fino a che non si scioglieranno nei primi anni settanta.

Arriviamo alla fine del nostro viaggio in cui abbiamo visto come Benito Urgu abbia cominciato con la sua carriera nel mondo dello spettacolo e, nonostante la breve durata del gruppo musicale, come “I Barrittas” abbiano avuto (e continueranno ad avere) un forte impatto nel panorama musicale sardo e continentale. Nonostante la durata del gruppo è stata “breve ma intensa” essi sono riusciti ad arrivare molto in alto, basti pensare che con “La Messa dei giovani” siano stati adocchiati ed inseguiti dalla RAI. Tutto questo successo è stato, in seguito, come un trampolino di lancio per Benito che ha proseguito nel mondo musicale e cabarettistico facendosi ulteriormente conoscere per le sue parodie come, ad esempio, “Sexy Fonni” del 1977 (parodia del celeberrimo “Je t’aime … moi non plus” di Serge Gainsbourg).

Ma da qui in poi è tutta un altra storia che vedrà un sardo diventare uno dei più importanti intrattenitori della Sardegna e non solo.

Al prossimo articolo.

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