Graziano Mesina

Premessa

Ho deciso di cimentarmi in un contesto storico e sociale molto complesso per cui non sarà semplice parlarne, soprattutto se bisogna dare ai fatti un minimo di interpretazione personale, visto che le realtà raccontate, come cronistoria, in tanti frangenti propongono sfaccettature molto differenti. Graziano Mesina è uno di quei personaggi complessi ed io racconterò alcuni degli avvenimenti più importanti della sua “carriera”, ma in questa occasione non mi spingerò oltre perchè vorrei solo scrivere e informare di questi accadimenti.
Buona lettura !

La cronistoria di Graziano “Grazianeddu” Mesina

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Graziano Mesina, soprannominato “Grazianeddu”, nacque ad Orgosolo il 4 aprile del 1942 ed è uno degli esponenti più importanti del banditismo sardo.

Nonostante siamo nel 2015 questo personaggio della cronaca nera sarda fa comunque parlare di se e, recentemente, sono state riaperte delle indagini che lo vedono coinvolto con un delitto avvenuto 41 anni fa.

La sua fama ebbe inizio nel lontano 1956 (quando aveva 14 anni), anno in cui venne arrestato per la prima volta perchè venne trovato con un porto d’armi abusivo (venne trovato con un fucile, rubato, calibro 16). La vicenda si concluse, secondo i giornali, con un perdono giudiziale mentre, secondo Mesina, venne condannato a cinque anni, con due anni di perdono giudiziale.

Niente male come inizio e questo fu solo il preludio di quella che, in seguito, diventerà una lunga lista di casi in cui lo si vide coinvolto.

A causa di questa lunga lista mi viene male potervi raccontare tutti i fatti in quanto ne uscirebbe un articolo che alle lunghe potrebbe risultare noioso all’occhio del lettore e quindi mi limiterò a descrivervi alcune delle vicende più importanti.

Nel 1960 viene nuovamente arrestato per aver sparato in luogo pubblico (verrà scarcerato nel 1961) ma, quello stesso anno,viene rapito e ucciso un commerciante di Berchidda: Pietrino Crasta. Una lettera anonima segnalò che in località Lenardeddu, dove si trovava il terreno di pascolo dei fratelli di Graziano Mesina, si sarebbe trovato il cadavere di Crasta e infatti, il 12 luglio, venne effettivamente trovato il cadavere.

Giovanni, Pietro e Nicola (fratelli di Graziano) e alcuni vicini di pascolo vennero arrestati come responsabili dell’accaduto mentre il fratello Antonio riuscì a fuggire e a darsi alla latitanza.

Durante questo periodo, Antonio, raccolse delle informazioni preziose che attestavano l’innocenza dei fratelli e, nel frattempo, nel gennaio del 1961 Graziano venne scarcerato.

Nel dicembre di questo stesso anno si ebbe l’atto conclusivo riguardo le vicende del delitto Crasta.

In un bar di Orgosolo, Luigi Mereu (zio di uno degli accusatori dei Mesina), venne colpito da dei colpi di pistola e venne ferito gravemente perchè, secondo i Mesina, aveva cercato di incastrarli nella vicenda.

Nonostante dichiarò di essere innocente e soprattutto nonostante la mancanza di prove a sostegno del reato, venne accusato dell’accaduto Graziano e condannato a 16 anni di reclusione mentre, nel 1962, i fratelli Giovanni, Nicola e Pietro Mesina vennero prosciolti dopo due anni di carcere preventivo.

Negli anni avvenire Graziano Mesina venne incriminato e arrestato più volte ma, in tutti gli anni di latitanza, oltre ad essere riconosciuto per le sue numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite) divenne parte di un sequestro a cui non si ebbero mai delle risposte del tutto chiare.

Il sequestro riguarda il piccolo Forouk Kassam (all’epoca aveva 7 anni), organizzato da Matteo Boe (altro esponente del banditismo sardo), in cui Graziano ebbe il ruolo di mediatore.

La vicenda si svolse il 15 gennaio del 1992, a Porto Cervo, nella villa dei genitori del bambino verso le ore 20. L’accaduto si svolge in poco meno di 10 minuti:

…in tre, armati e con il volto coperto, fanno irruzione all’interno dell’abitazione, mentre un quarto aspettava in macchina, chiedendo subito di Forouk. In preda al panico, la madre, sale al piano superiore, riscendendo con due bambini. Un bandito afferra Nour Marie (5 anni) e lo rinchiude dentro l’armadio, il secondo prende in braccio Forouk mentre il terzo lega con del fil di ferro i genitori alle sedie.

Passati quei pochi attimi … il silenzio … interrotto solo dall’arrivo della polizia, avvertita dal padre (Fateh Kassam) che riuscii ad azionare il comando d’allarme. Non tardò ad arrivare il riscatto preteso per riavere indietro il bimbo (cifra che si aggirava intorno ai 10 miliardi di lire) e, nel mentre, si vociferava che dietro a tutto ciò ci fosse lo zampino dei parenti del Principe Karim Aga Kham IV, notizie che, alla fine, si rivelò del tutto infondata.

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I mesi che si susseguirono furono drammatici, colmi d’attesa, ansia e preoccupazioni che ebbero il loro culmine il 16 giugno del 1992 quando, tramite il prete Don Luigi Monni, venne recapitato alla famiglia un lembo d’orecchio tagliato al bimbo. Un gesto che rappresentava chiaramente che i banditi non avessero alcun intenzione di lasciar andare il bambino.

Fu in questo tragico momento che entrò in scena Graziano Mesina che si propose come mediatore con i rapitori con l’intento di portare a casa il risultato di far rilasciare il piccolo Farouk per poi capitalizzare un credito dallo Stato.

Fu così che, dopo 177 giorni di prigionia, venerdì 10 di luglio 1992, verso le 22.45, il piccolo Forouk venne liberato e poté riabbracciare i propri genitori. Le condizioni del bambino al rilascio furono al dir poco disumane perchè in questo lungo periodo non venne mai lavato (i vestiti a stento gli si distaccarono), fu malnutrito e maltrattato.

Nonostante era incerto il fatto che gli inquirenti avrebbero anche intercettato i banditi, quello che parve certo fu il ruolo fondamentale svolto da Mesina. Sarebbe stato lo stesso Grazianeddu a farsi consegnare dai rapinatori il piccolo, più o meno nello stesso momento in cui, in un altro luogo, altri emissari della famiglia stavano consegnando agli uomini dell’Anonima i soldi del riscatto. Come è facile intuire, al di là dell’avvenuta liberazione, è stato assai difficile avere conferme. Secondo un’altra versione i ruoli sarebbero stati rovesciati: Mesina avrebbe cioè consegnato il denaro mentre altri prendevano in consegna il piccolo. Sicuro è che l’ex re del banditismo sardo ha convinto i sequestratori a ridurre le loro pretesa di riscatto, rendendo poi possibile la liberazione. Negli anni successivi al sequestro Kassam, Mesina passò dalla libertà condizionata, alla prigione fino ad essere sospettato di altri crimini e ritrovarsi a scontare la pena all’ergastolo.

Solo nel 2004 ottenne la grazia dall’ora Presidente della Repubblica Ciampi e dal Ministro della Giustizia Roberto Castelli e, in seguito alla liberazione, tornò ad Orgosolo dove intraprese la carriera di guida turistica e nel 2007, insieme a due soci, aprì un’agenzia di viaggi a Ponte San Nicolò (in provincia di Padova).

Nonostante questo periodo di tranquillità nel 2013, all’età di 71 anni, venne arrestato ad Orgosolo per via di intercettazioni e da altre dinamiche che lo vedevano coinvolto in un piano per sequestrare una persona ed è stato, oltretutto, ritenuto dai magistrati di Nuoro capo di una potente organizzazione dedica al traffico di stupefacenti, furti e rapine. 

Conclusione

La storia sarda è costituita da tante sfaccettature che non sempre vengono portate alla luce, potrei farvi notare tante cose di realtà isolane che non sempre corrispondono a quelle raccontate, soprattutto nella cronaca di un certo colore. Queste realtà mi fanno pensare che talvolta il destino di una persona, nel bene o nel male, è segnato da situazioni che ad una certa età non sono per niente controllabili, mi riferisco a ciò che accadde ad un 14enne che si ritrova in mano un fucile rubato (non si a chi), un documento falsificato (non si sa come, quando e da chi) ed una carriera di “bandito” avviata per circostante poco chiare.
Io non voglio difendere o accusare qualcuno ma semplicemente mi piacerebbe raccontare, soprattutto nei prossimi articoli, qualche risvolto particolare per portare alla presenza di tutti realtà differenti del panorama sardo.

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