Dietro le quinte della Sagra del Vermentino

Anche quest’anno la sagra non ha deluso ed è stata all’altezza delle aspettative: quasi ventimila persone hanno affollato il piccolo abitato di Monti (che a malapena arriva a 2500 abitanti), tanti stand, tanto cibo, tantissimo vino e un bagno di allegria che va ad intasare le strade del paese.

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Quest’anno siamo arrivati alla ventiquattresima edizione e i dati … vediamoli assieme:

sono stai spillati 5 mila litri di vino dell’eccezionale (e fresco) Funtanaliras e vini rossi vari, cucinati 12 quintali di salsiccia e un quintale e mezzo di frittelle, preparati e serviti 5 quintali di formaggio e 6 di pane.

Numeri assurdi e superiori a quelli dell’anno scorso in cui si è visto anche un incremento del 10% della vendita di bicchieri targati “Cantina del Vermentino”: 7mila calici venduti.

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Numeri assurdi non solo per la Cantina Sociale ma anche per le vendite degli stand presenti all’esterno di essa e dei bar in cui si è andata a riversare la gente in seguito alla chiusura dei cancelli della cantina.

Insomma delle ottime ricadute positive per l’economia di tutto il paese comprese quelle dei vari agriturismi, ristoranti, pizzerie e trattorie.

Mah …. questa volta non voglio dilungarmi a parlare delle solite cose perché vorrei dare spazio ad un’altra parte della sagra che molto spesso viene messa nel dimenticatoio: l’organizzazione.

È impressionante quello che la “Cantina Sociale del Vermentino” riesca a regalarci, anche a cifre esigue perché una volta che si compra il bicchiere (ad 8 euro) si mangia e si beve finché stomaco e fegato reggono: ma è ancora più scioccante il lavoro compiuto da tutti quei volontari (posso dire che sono circa 150) prima, durante e dopo la sagra.

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È bello quando si leggono questi eccezionali dati e dell’ottima uscita della sagra, divenuta oramai prestigiosa in ambito regionale, ma per arrivare a dei grandi risultati ci vogliono dei grandi sacrifici.

Quest’anno ho avuto l’onore di poter dare un mano a preparare “l’esigua” quantità di cibo che voi ed io ci siamo mangiati e vi vorrei far notare che la salsiccia viene cucinata al momento (stare il 7 di agosto davanti alle graticole per tante ore, non è semplice), il pane ed il formaggio devono essere tagliati e le frittelle devono essere anche esse preparate e cucinate: ma andiamo per gradi.

Vi parlo in maniera così schietta non per prendermi gioco di voi ma per per farvi notare come anche l’aspetto più irrilevante meriti importanza.

In realtà la preparazione alla sagra comincia quando le strutture necessarie per la distribuzione del vino e per quella del cibo vengono preparate ed allestite così da poter contenere griglie per arrostire, tavoli per servire, sostegni per i recipienti del vino, friggitici per le frittelle etc.

Questa enorme mole di lavoro viene eseguita in parte da operai della cantina ed in parte da volontari che vengono coordinati da una persona di cui vorrei fare il nome: Piero Meloni.

Sicuramente ci saranno anche altri coordinatori ma ogni volta che chiedevo aiuto mi rimandavano sempre da lui.

Gli ultimi due giorni sono i più pesanti perché le strutture devono essere pronte ed il cibo va servito fresco, di conseguenza si formano delle vere e proprie catene di montaggio in cui ognuno fa la sua parte e, pian piano, si svolge quell’enorme quantità di lavoro.

Si fatica, ci si diverte e lo si fa con piacere perché, nonostante tutto, anche quello fa parte della sagra e ovviamente durante “il lavoro” non manca del vino da poter assaggiare accompagnato da affettati e formaggi, concludendo il tutto con un ottimo pranzo.

Quest’anno si è preparato il cibo la domenica mattina(della sagra) e quindi:
il primo passo è stato quello di tagliare ed insaccare il pane

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mentre quello successivo riguardava la preparazione del formaggio che va prima pulito dalla parte esterna ed inseguito tagliato e riposto nella cella frigo affinché venga servito fresco.

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Come detto dai numeri si tratta di preparare quintali di cibo e quindi la mattinata finisce senza neanche accorgersene nonostante i volontari presenti alla preparazione fossero più di trenta.

Un breve sosta per pranzo e si riparte intorno alle 16.00 del pomeriggio con gli “arrostitori” che devono adoperarsi ad accendere il carbone e cominciare ad arrostire i 12 quintali di salsiccia mentre, dall’altra parte, vengono versati fiumi d’olio per la frittura del quintale e mezzo di frittelle.

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Mentre si svolge tutto questo le prime note cominciano ad echeggiare nell’aria perché i musicisti, dopo aver sistemato la strumentazione, fanno le prime prove sul palco.

Intanto la carne viene cucinata e deposta in appositi contenitori in modo che rimanga calda, finché non verrà servita.

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Tra distribuire guanti, cappelli, magliette, grembiuli, sistemare le botti e dare le ultime indicazioni … alle 18.30 è tutto pronto (o quasi) per “l’inizio” della Sagra del Vermentino di Monti.

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Quello che ho capito di essa è che “si sa a che ora si inizia, ma non a che ora si finisce” e che non è facile (neanche per chi lo fa di mestiere) gestire l’arrivo e la partenza di 4mila vetture.

Complimenti a tutti voi che anche quest’anno ci avete regalato una meravigliosa e sicura sagra in cui la vigilanza ha dovuto tenere gli occhi aperti e vigili su circa 20mila persone.

Complimenti al Presidente e a tutto lo staff della cantina ma quest’anno un grazie speciale lo voglio dare a quell’enorme macchina di volontari che ha permesso a 20mila persone di andare via da Monti soddisfatte, sazie, contente ma sopratutto … ubriache !

PS: devo essere sincero, nonostante la fatica … mi sono divertito.

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