L’altra faccia della Sagra del Vermentino (Monti – Sassari)

Giunta alla XXVI° edizione, anche quest’anno la Sagra del Vermentino ha richiamato a se migliaia di persone da tutta l’isola. Anno dopo anno è diventato l’evento più atteso, desiderato da tantissimi, fino al punto che in molti si prendono i giorni di ferie per poter partecipare all’evento (cosa non si fa per amore del vino). Per fortuna o per sfortuna (dipende dai punti di vista) avviene una volta all’anno ed è la manifestazione clou dell’estate montina sicuramente, ma credo senza esagerare, che nei dintorni ancora non ci sono eventi del genere di questa portata. Con la sua goliardia, musica, profumi ma, sopratutto, con i suoi fiumi di vino regala sempre forti emozioni e quest’anno non è stata da meno.

Voci di paese dicevano che quest’anno ci fossero “meno” persone rispetto all’anno scorso, nel giornale leggo che c’è stato l’ennesimo record di visitatori con un affluenza di circa ventimila persone, quello che penso è che questi numeri siano sempre molto alti e impressionanti. Un anno possiamo arrivare a 15mila, il successivo a 20mila, quello ancora dopo a 12mila, rimangano sempre tantissime persone che invadono un paese composto di circa 2500 abitanti (per intenderci è come se in un evento ad Olbia arrivassero nella stessa giornata 600mila persone). 

L’accoglienza da organizzare per l’arrivo di così tante persone comporta avere la dovuta preparazione, gli uomini delle varie istituzioni ed associazioni che collaborano per l’affluire ed il defluire degli ospiti e gli strumenti adatti, strumenti che si trasformano in quintali di cibo, migliaia di litri di vino e migliaia di calici, che anche quest’anno hanno visto un boom di vendite.

C’è, però, un punto su cui ogni anno mi preme soffermarmi ed è inerente a tutto il lavoro compiuto dai volontari dietro le quinte della sagra: dal tagliare il pane e il formaggio, al dover allestire il cortile della Cantina Sociale, al dover friggere quintali di frittelle e arrostire altrettanti quintali di carne, dover servire il vino, la vigilanza e sicurezza e l’organizzazione logistica.

Questo è il terzo anno che, nel mio piccolo, cerco di dare una mano e fa piacere vedere quanta gente partecipi spontaneamente all’organizzazione di questo evento perché (credo) si abbia la voglia ed il piacere di far bella figura nella speranza che tutti i turisti arrivati in paese abbiano un benvenuto gradevole ed un bel ricordo del paese stesso.

La preparazione alla sagra comincia quando le strutture necessarie per la distribuzione del vino e per quella del cibo vengono preparate ed allestite così da poter contenere griglie per arrostire, tavoli per servire, sostegni per i recipienti del vino, friggitici per le frittelle etc.

Questa enorme mole di lavoro viene eseguita in parte da operai della cantina ed in parte da volontari che vengono coordinati da una persone di cui vorrei fare il nome: Piero Meloni.

Sicuramente ci saranno altri coordinatori ma ogni anno, ogni volta che chiedevo aiuto, mi rimandavano da lui.

Ogni anno si migliora nel proporre la sagra integrando ad essa, ad esempio, la “Sagra del miele” oppure la vendita di prodotti locali come le seadas o panadas o, ancora, allestendo l’intera via centrale del paese con tantissimi stand sia da gente locale che persone provenienti da fuori, creando molta più varietà e possibilità di poter girare al di fuori della Cantina Sociale.

Un netto miglioramento c’è stato anche da parte delle varie attività commerciali locali che si impegnano sempre di più nel migliorare il proprio servizio ai clienti proponendo intrattenimento musicale e servizi che permettano, a tutte le persone che lo desiderano, di trattenersi in paese anche in seguito alla chiusura della Cantina Sociale e poter continuare la serata in goliardia.

Personalmente credo che possano essere introdotte nuove ed efficaci idee affinché nei prossimi anni la sagra possa ancora migliorare nei servizi, ed offrire agli ospiti un servizio ancora più adeguato ed efficace dentro e fuori i cancelli della Cantina Sociale.

Le cose da fare quindi sono tante, perché in poche parole bisogna preparare un paese di poco più di 2000 abitanti ad accoglierne dieci volte tanto, e non dimentichiamoci poi che dal giorno seguente bisogna rimettere tutto a posto e riportare il paese stesso alla normalità, e tantissime persone quindi dedicano moltissimo tempo all’evento, ma tutti in un modo o nell’altro danno una mano e allora il GRAZIE DI CUORE è veramente sentito e si unisce ai complimenti ed alla soddisfazione per il bel risultato ottenuto a cui fa seguito l’augurio tipico delle nostre parti …… A UN’ATTER’ANNU MENZUS !

 

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