La storia di Fabio Aru

Premessa

Articolo scritto dall’amico Emanuele. Buona lettura!

Fabio Aru

Cosa hanno in comune il comprensorio di Montecampione in Valle Camonica, la città di San Gavino Monreale e la capitale del Kazakistan ? A prima vista niente …o almeno non avevano in comune niente fino al 25 Maggio 2014. Ma per capire tutto bisogna fare un passo indietro nel nostro racconto.

Tutto inizia nel cuore del Campidano, a San Gavino Monreale appunto, zona tradizionalmente agricola in cui si coltiva soprattutto zafferano, basti pensare che nel mese di Novembre si svolge addirittura una sagra ad esso dedicata per capire quanto sia importante questa spezia per il paese (che è fra i maggiori produttori nazionali), e questo nonostante la vicina area industriale di Villacidro e della sua fonderia.

Cresciuto nelle campagne di zafferano intorno alla fonderia, il protagonista della nostra storia è ancora indeciso sul suo avvenire. Siamo sul finire degli anni ’90 e il giovane Fabio è un ragazzo pieno di energia che pratica molti sport. Il papà Alessandro è agricoltore e mamma Antonella insegnante; ma il giovane sui libri proprio non ci sta. Non appena può Fabio esce, va in campagna con la bici e pedala… pedala… pedala… E pedala bene.

Non è difficile immaginarsi i suoi compaesani vederlo pedalare sulle strade del paese visto che ogni giorno succedeva proprio questo. Gli amici già intravedono in lui la classe cristallina e gli consigliano di continuare col ciclismo. Fabio li ascolta e all’età di quindici anni abbandona gli altri sport proprio per dedicarsi più seriamente alla bici. Come lui stesso ha dichiarato poi:

Da piccolo giocavo a calcio e a tennis, l’ho fatto fino a 15 anni circa. La mia giornata dopo la scuola era dedicata agli allenamenti di calcio e poi a quelli di tennis. Il ciclismo è entrato nella mia vita a 15 anni e mezzo: la bici, una comprata al supermercato, la utilizzavo per andare agli allenamenti.

Papà Alessandro è un po’ dispiaciuto (un passato da ex tennista dilettante) ma capisce la scelta del figlio. Si cambia quindi. Si, ma a 15 anni è forse già tardi per sfondare nel mondo delle 2 ruote. A Fabio non importa, decide che il suo futuro e su un sellino. Le doti poi ci sono: se fosse nato in Francia verrebbe definito un “grimpeur”, cioè uno scalatore puro, agile , dallo scatto secco e deciso.

La vita di Fabio quindi cambia. Dalle feste patronali in piazza con gli amici il giorno di Santa Chiara ai duri allenamenti da ciclista dilettante. In realtà il giovane sardo inizia col ciclocross: le strade sterrate son più adatte a uno che ha sempre corso in campagna.

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La prima squadra è quella del suo paese la “MTB Piscina Irgas” di Villacidro del presidente Paolo Angius.

La crescita è graduale, arrivano le prime vittorie e le prime gare fuori dalla Sardegna, anche con buoni risultati. Viene anche convocato dalla nazionale di categoria per gli Europei di Ciclocross e come riserva per i Mondiali del 2008.

Una volta diplomato si trasferisce a Bergamo per continuare la sua carriera sportiva.

Il trasferimento in Lombardia è quasi un passaggio obbligato. Quella è la terra del grande ciclismo e di grandi campioni. La Sardegna, purtroppo, nella cartina del ciclismo italiano ci rientra solo marginalmente. Ad esempio, le difficolta logistiche per organizzare tappe del Giro hanno fatto si che solo in 3 edizioni il “gruppo rosa” sia passato di lì: nel 1961 (1 tappa) , nel 1991 (3 tappe, una vinta da Bugno e una da Cipollini) e nel 2007 in occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi con altre 3 tappe.

Si potrebbe obiettare che fino al 2011 esisteva il Giro di Sardegna, ma l’U.C.I. e i grandi ciclisti in generale l’hanno sempre snobbato, nonostante si sia corso regolarmente per 20 anni (dal ’58 al ’78 e poi in edizioni saltuarie nei decenni successivi). Anche qui problemi di organizzazione e di “appeal” in generale. Per non parlare poi dei corridori sardi: il nulla assoluto. La scelta di Fabio appare quindi quanto mai coraggiosa vista l’età e la tradizione.

Su strada Fabio ancora non tenta la fortuna, non si ritiene adatto al ciclismo “tradizionale”: partecipa però al campionato regionale sardo e lo vince. Successivamente si classifica 20esimo nella classifica generale del Giro della Lunigiana. Lo nota Olivano Locatelli della “Palazzago” che gli propone un contratto da Under-23: inizia così la sua carriera su strada. Ma la vita da ciclista è dura. Come lui stesso ha ammesso:

Olivano Locatelli è il maestro che mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato a soffrire, qualche volta anche un pò troppo, ma mi ha fatto capire realmente come è il mondo del ciclismo. Quando sono passato tra i pro ho apprezzato ancora di più i suoi consigli, perchè ho visto che aveva ragione. Mi ha insegnato a fare la vita del corridore, al cento per cento. » un pò troppo severo, ma se passi da lui non hai più problemi, non hai più paura di niente“.

Aru si mette in luce nel 2010 con piazzamenti in alcune gare del circuito europeo dedicate a dilettanti Elite/Under-23: è quinto al Giro del Belvedere, secondo nel Trofeo Gianfranco Bianchin e termina al quarto posto il Giro della Valle d’Aosta. Il suo terreno sono le montagne; quando la strada sale Fabio ha una marcia in più.

Nel 2011 va anche meglio e ottiene i primi successi nella categoria, aggiudicandosi nell’arco della stagione 7 vittorie, tra le quali la Bassano-Montegrappa, il Giro delle Valli Cuneesi e il Giro della Valle d’Aosta, evento del calendario europeo. Solo la sfortuna fa si che si classifichi secondo nel campionato italiano Under 23 disputato in Sicilia, in una gara alla sua portata. I maggiori team professionisti cominciano a notarlo e hanno il suo nome appuntato in bella evidenza.

Nel 2012, nell’ultimo anno da dilettante, si impone nella Toscana-Terra di ciclismo, gara della Coppa delle Nazioni U23. Conclude inoltre al terzo posto la Piccola Sanremo e al quarto il Gran Premio Palio del Recioto.Tra giugno e luglio si piazza al quinto posto nella prova in linea Under-23 del campionato italiano e bissa il successo dell’anno precedente al Giro della Valle d’Aosta dove vince anche la terza tappa.

Annata 2013: arriva l'”Astana“. L’”Astana” è una squadra maschile di ciclismo su strada kazaka: fondata nel maggio 2006 da un consorzio delle cinque maggiori aziende energetiche del Kazakistan che avevano rilevato la “ONCE – Liberty Seguros” (team fallito). La squadra viene poi rinominata “Astana”, dal nome della capitale del paese asiatico. Nei primi anni di attività i principali corridori furono gli indigeni Aleksandr Vinokurov e Andrej Kaöeckin, pochi i successi. Per il team Kazako negli anni seguenti arrivano anche grandi soddisfazioni: 1 “Giro d’Italia” (2008) e 1 “Tour de France” (2009) con Alberto Contador e 2 “Liegi-Bastogne-Liegi” oltre a molte vittorie di tappa.

Nel 2013 i ragazzi di Giuseppe Martinelli puntano senza mezzi termini a vincere il Giro con la loro punta di diamante: Vincenzo Nibali, scalatore anche lui, anche lui “isolano”, siciliano (soprannominato “lo squalo dello stretto”). Fabio ha avuto il primo “assaggio” da professionista con la nuova squadra l’estate precendente all’ USA Pro Cycling Challenge:

Ricordo che eravamo in Colorado era il 20 agosto e la prima sensazione è stata che si andava a un ritmo pazzesco, avevo un pò paura di toccare i colleghi in gruppo, laddove ci si sfiora sempre, alla prima corsa con i pro non mi sentivo sicuro, poi piano piano mi hanno messo a mio agio. L’emozione l’ho sentita nei giorni precedenti la corsa, avvicinandomi al via mi rendevo conto che – anche se di fondo facevo la stessa cosa di sempre, cioè pedalare – mi trovavo in un altro mondo. Ti devi adattare, poi diventa anche il tuo di mondo.

Ottiene un secondo posto nella sesta tappa dietro a Rory Sutherland. Subito dopo conclude quarto al Giro del Trentino. Ma da adesso in poi si fa sul serio.

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Al Giro il suo compito è specifico: gragario di Vincenzo nelle tappe in salita. Il fisico c’è, l’esperienza la farà strada facendo. Dopo aver inizialmente sofferto di gastroenterite, contribuisce al successo finale del suo capitano. Nella penultima tappa, la più dura e selettiva, vinta proprio da Nibali in mezzo a una bufera di neve, riesce anche a centrare il quinto posto sul traguardo delle Tre Cime di Lavaredo. E mentre quella primavera nelle radio si sente solo “Blurred Lines” di Robin Thicke nella testa di Fabio c’è una sola musica da seguire: la vittoria.

Nel 2014 partecipa ancora al Giro come gregario, stavolta al servizio del nuovo compagno di squadra Scarponi. Tuttavia, in seguito all’infortunio di quest’ultimo nella caduta della tappa di Montecassino, che lo costringe al ritiro dopo la sedicesima tappa, a soli 23 anni Aru diventa capitano unico dell’Astana per la “corsa rosa“. E arriviamo a quella Domenica 25 maggio all’inizio del nostro racconto.

Per Fabio Aru è la prima vittoria da professionista, di quelle che non si dimenticano. Ancora di più se in salita, dopo 225 chilometri di fatica e sudore, ancora di più se a Plan di Montecampione dove nel 1998 il grande Marco Pantani trionfava su Pavel Tonkov. Ancor di più se è un’impresa storica per lo sport di un’intera isola. Fabio Aru è il primo ciclista sardo a vincere una tappa del Giro d’Italia.

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A tre chilometri dall’arrivo mi sono guardato intorno e ho visto che ero un pò più forte rispetto agli altri, ho attaccato per vedere cosa avrei potuto fare“.

Ma i “momenti belli” non finiscono qui: al termine della diciannovesima frazione, la cronoscalata del Monte Grappa, si classifica secondo a 17 secondi dalla maglia rosa, il suo coetaneo Nairo Quintana, salendo al terzo gradino della classifica generale a 41″ da Rigoberto Uran Uran. Alla conclusione del Giro, a Trieste, riesce a confermare la terza posizione, suo primo podio in una grande corsa a tappe.

Il ragazzino che passava i pomeriggi a correre tra i campi di Villacidro ce l’ha fatta: ha scritto per sempre il suo nome nella storia di questo sport e nelle geste degli sportivi di un’isola intera. Adesso la Sardegna è sulla “cartina” del ciclismo.

Sul finire del 2014, conquista il suo secondo successo da professionista vincendo l’undicesima tappa della “Vuelta a Espana“, da Pamplona al Santuario di San Miguel de Aralar e otto giorni dopo fa sua anche la diciottesima frazione, da A Estrada al Monte Castrove. Conclude la corsa a tappe spagnola al quinto posto finale, a 4’48” dal vincitore Alberto Contador; quell’Alberto Contador che avrebbe potuto essere suo compagno all’Astana.

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Il 2015 porta un grande obiettivo nella mente e nelle gambe di Fabio : essere il primo sardo a vincere il Giro d’Italia. Dovesse riuscirci sicuramente si festeggerà anche con dello zafferano…

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