Il Carnevale sardo

Copertina

Con la speranza di potervi far amare il carnevale sardo così come lo amo io, vi auguro una buona lettura.

Il Carnevale in Sardegna è l’unica festa calendariale non collegata alla liturgia cattolica, una festa dalle evidenti funzioni sociali, che utilizza i moduli della finzione teatrale (maschere, travestimenti, satira, pantomima grottesca) per ribaltare forme, ruoli e gerarchie della normalità quotidiana. In Sardegna tradizionalmente il Carnevale inizia con la festa dei fuochi di Sant’Antonio Abate e si conclude il mercoledì delle Ceneri.

Le tradizioni carnevalesche sarde sono tantissime e variano da un paese all’altro ed è per questo che sarebbe molto difficile poterle descrivere tutte quante.  Amo il carnevale in ogni sua forma ed in ogni tradizione popolare. Da Sardo amo la cultura di alcune zone della Sardegna estrema, antica, variopinta e in alcune città addirittura monocromatica. Io amo quello del mio paese, Monti, dove davvero si può dare libero sfogo alla fantasia.

Con l’avvicinarsi della sfilata di carnevale, in compagnia degli amici, amiamo chiuderci in cantina per elaborare vestiti da poter sfoggiare il giorno della sfilata senza farsi mancare del buon vino, accompagnato con pane, formaggio, salsiccia e dai dolcetti tradizionali tipici di questa meravigliosa festa.

Ci tenevo, in particolare, a descrivere una tradizione popolare che si festeggia il giorno di giovedì grasso a Monti: la festa del “Su laldajolu” (La favata). Ci si riunisce la mattina, generalmente davanti alla casa di riposo San Giovanni Battista, insieme a tutti i giovani e le persone di ogni età. Si va giro per il paese e, passando di casa in casa, si chiedono offerte che, per l’occasione, verranno donate in parte agli anziani della casa di riposo ed un altra per aiutare qualche famiglia in difficoltà. Si conclude la mattina con un pranzo meraviglioso (alla casa di riposo) in compagnia di tutte le persone che hanno partecipato a questa particolare tradizione paesana, proseguendo, fino alla sera, tra stornelli, cibo e litri di vino.

Ringrazio il mio amico D.Miso ad aver contribuito a descrivere questa unica e particolare tradizione di Monti.

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ARTICOLI VARI 
Le origini del carnevale sardo 

 

 

 

 

 

Le maschere tradizionali del carnevale sardo

Sa Sartiglia

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Fra le più antiche giostre equestri in Europa, Sa Sartiglia si delinea non più solo come festa della comunità, ma anche come un’opportunità viva e pulsante di recuperare e onorare in maniera produttiva la memoria storica dell’Isola e in particolare della città di Oristano. Nata nella notte dei tempi come spettacolo equestre allestito e messo in scena per la gioia dei maggiorenti e del popolo e per festeggiare le vittorie, le incoronazioni o le visite dei sovrani, Sa Sartiglia offre colori, forme, rumori e sensazioni di una Sardegna nobile e giudicale, tassello importante nella politica asburgica, uno dei primi porti del Mediterraneo, importante centro di sperimentazione politico-amministrativa in bilico fra antichi ordinamenti e i tentativi di coordinare uno stato sovranazionale e variegato secondo criteri tipici della Casa d’Asburgo.

 

 

 

 

Bontà culinarie da gustare durante il periodo di carnevale

Acciuleddi e orillettas: i dolci fritti tipici del Carnevale sardo

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Molto diffusi nel periodo del Carnevale in Sardegna sono i dolci fritti e cosparsi di miele. Le varianti sono moltissime, tutte ottime; anche i nomi sono molti e diversi e quasi ogni paese ne rivendica una variante: a Bortigali (Nuoro) sono lorigliettas; a Mamoiada (Nuoro) orullettas; a Oliena (Nuoro) rugliettas; a Nuoro e Posada (Nuoro) orilletas; a Bitti (Nuoro) e Pattada (Sassari) origliettas; a Nule (Sassari) ritzas; infine a Cossoine (Sassari) montogadas e, in molti centri della Gallura (compresi nella provincia di Olbia-Tempio), tricciulini. Ciò che è comune a tutti è la base di "pasta violata", ovvero composta di farina di grano duro, acqua e strutto che viene lavorata fino a diventare liscissima, elastica e quasi bianca e il fatto che vengano fritti e cosparsi quasi sempre di miele. Le varianti prevedono poi due grandi famiglie: la pasta può essere lavorata fino a formare dei cordoncini che vengono poi variamente intrecciati (a treccia stretta, a cerchio, a croce); oppure fino a ottenere dei nastri da ritagliare con l'apposita rotella dentata che vengono poi modellati "a fisarmonica" o "a ruota". A Orune (Nuoro), per esempio, i nastri di pasta formano cinque cerchi (uno centrale e quattro posti a corona); in Gallura la striscia viene invece lasciata distesa. A Oliena (Nuoro) i cordoncini di pasta vengono intrecciati unendo anche fili di scorza d'arancia; a Orgosolo (Nuoro) i cordoncini sono uniti in "mazzetti" e formano coreografiche composizioni. La frittura di questi dolci avveniva tradizionalmente nello strutto, oggi pressoché ovunque sostituito con olio; poi, una volta scolati, ma ancora ben caldi, vengono cosparsi (o immersi) con miele o, in alcuni casi, spolverati con zucchero a velo. Una curiosità: è probabile che il nome orillettas abbia avuto origine durante la dominazione spagnola della Sardegna; infatti in varie località della Spagna si preparano ancor oggi dei dolci del tutto simili a questi.

 

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