Passato e presente del calcio sardo

Come al solito ringrazio l’amico Emanuele per avermi scritto l’articolo: buona lettura!

La grande avventura del calcio italiano ha inizio ufficialmente nel 1893 con la fondazione del Genoa Cricket and Athletic Club. Circa trent’anni prima i maestri inglesi avevano dettato le regole di questo nuovo sport esportato poi in tutto il mondo, anche in Sardegna. Si hanno notizie di partite giocate a Calangianus, alla fine del XIX secolo, tra operai e tecnici inglesi che lavoravano alla realizzazione di una linea ferroviaria, destando da subito la curiosità per questa nuova disciplina che in seguito diverrà lo sport nazionale per eccellenza.
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La prima squadra di calcio isolana è l’Ilva Football Club fondato nel 1903 mentre a distanza di pochi mesi verrà fondata anche la S.E.F. Torres 1903. Queste due compagini sono le più antiche della Sardegna e sono tutt’ora impegnate nei campionati nazionali. L’IlvaMaddalena (colori biancoazzurri, soprannominati i leoni isolani) disputano il campionato d’Eccelenza, dopo essere arrivati, al massimo, in Serie D nell’80-’81. La Torres (colori rossoblu, soprannominati turritani) disputano il campionato di Serie D, ma hanno disputato numerose stagioni tra i professionisti in Serie C. Tre anni più tardi vedrà la luce anche la neonata Olbia Calcio. La società dell’U.S. Olbia fu concepita nel 1905, più precisamente verso la fine di quell’anno e l’inizio di quello successivo, nell’allora città chiamata Terranova Pausania, ma il processo fondativo si chiuse solo nel gennaio del 1906 col nome di Società Ginnastica Olbia: nacque come società di ginnastica fondata da un sassarese, tale Egidio Serra. Il massimo livello professionistico raggiunto dai “Bianchi” e la Serie C (l’attuale Lega Pro).

Le prime partite di football sull’isola, però, non si svolgono in queste città: la collocazione strategica e il traffico di navi (anche britanniche) che alimentava la città di Cagliari non poteva che sviluppare, attorno al capoluogo, il maggiore interesse e la più grande partecipazione; tant’è che la prima vera partita riportata dalle cronache verrà disputata proprio qui, addirittura nel 1902. Le cronache ci parlano di una sfida avvenuta in pieno autunno tra un gruppo di studenti cagliaritani e una squadra di marinai genovesi approdati in città qualche giorno prima a bordo di un vecchio vapore. Non esistendo ancora uno stadio, la partita si svolse in Piazza d’Armi (oltretutto piena di pozzanghere a causa dell’acquazzone della notte precedente): il pallone forse non era perfettamente sferico, le porte erano rappresentate da due robusti tronchi d’albero e la vittoria andò, secondo pronostici, ai liguri, più esperti e forti fisicamente. Un anno dopo, settembre 1903, la Torres fa il suo esordio pubblico con un saggio ginnico che si tenne nel teatro Verdi; siamo ancora al livello di sport-sperimentale.

Quasi otto anni una compagine isolana, la Società Ginnastica Amsicora di Cagliari, si reca a Torino per giocare un torneo contro le esperte squadre del continente, riuscendo a rimediare solo pesanti sconfitte, tuttavia quella esperienza getta le basi per la creazione di un club calcistico cagliaritano. Nel 1911 viene disputata la prima edizione dei campionati sardi di calcio: ad aggiudicarsela è la Torres. Il torneo vide la partecipazione tra le altre dell’Ilvamaddalena e dell’Amsicora Cagliari. Intorno al 1912, in particolare il 20 giugno di quell’anno, inizia la propria attività agonistica anche l’Olbia anche se per la prima partita ufficiale bisognerà attendere il 1924; partita terminata 2-0 per gli olbiesi contro la L.C. Terranovese.

La data più importante, però, per il calcio sardo del primo dopoguerra è il 30 Maggio 1920, giorno in cui il chirurgo Gaetano Fichera fonda il Cagliari Football Club: la prima gara della storia del sodalizio cagliaritano è datata 8 settembre 1920, quando sul campo dello stadio “Stallaggio Meloni” i cagliaritani (i cui colori ufficiali all’epoca erano nerazzurri) affrontano la Torres. La partita termina col punteggio di 5-2 per il Cagliari con una tripletta di Alberto Figari. Il neonato club successivamente prende parte al “Torneo Sardegna“: le avversarie sono la Torres, l’IlvaMaddalena (rifondata nel 1919 dopo la guerra) e l’Eleonora d’Arborea. Tra gli anni ’20 e ’30 il calcio prosegue la sua attività sull’isola soprattutto a livello regionale senza mai partecipare a tornei nazionali. Da segnalare nella stagione 1924-25, la vittoria del primo Torneo Sardegna dell’Olbia che sconfisse la Torres in finale; ma è quasi sempre il Cagliari, sotto la guida dell’allenatore-giocatore Giorgio Mereu, a imporsi vittoriosamente sulle altre squadre. Mereu, di professione avvocato, diventa successivamente il nuovo presidente del Cagliari succedendo a Fichera. Nel 1926 il Cagliari indossa per la prima volta la divisa con i colori sociali rosso e blu.

Il Cagliari è anche la prima squadra sarda a iscriversi a una competizione nazionale: nello specifico al torneo di Divisione Meridionale, nel girone laziale-umbro. La squadra raggiunge le finali, ma perde contro Lecce, Palermo e Foggia. Dopo il 5° posto del 1930, arriva dall’Ungheria l’allenatore Ernest Erbstein, e con lui in panchina il Cagliari vince il girone F di Prima Divisione e può così accedere per la prima volta al campionato di Serie B (massimo livello professionistico mai raggiunto fino ad allora da una squadra isolana).

Nella stagione 1930-1931 anche la Turris partecipa a un campionato regionale (con il Direttorio Regionale Laziale perché quello Sardo non può organizzarlo), seguita dall’immediata promozione in Prima divisione (la terza serie di allora). Nel campionato 1931-1932 i sassaresi, guidati da un altro allenatore ungherese (Ferenc Plemich), sfiorano la promozione in Serie B. L’Olbia Calcio, invece, nel 1939-1940 conquistò la sua prima promozione nell’allora Serie C nazionale inserita nel girone G e con un 12° piazzamento finale l’anno successivo. Le altre squadre, invece proseguirono la loro attività agonistica a carattere regionale o locale. Con la chiamata alle armi in occasione del secondo conflitto mondiale, però, tutte le discipline sportive si dovettero interrompere e molti atleti partirono per il fronte.

Questo è quello che racconta la storia del secolo scorso. L’attualità parla di una nuova data da aggiungere al grande diario del calcio sardo: è storia recente (29 Maggio 2016) quella del derby tra Torres e Olbia per ritornare nuovamente tra i professionisti. La passione, il senso di appartenenza, l’amore per una bandiera e per dei colori, la rivalità e la ricerca della supremazia: tutto questo è la stracittadina del nord della Sardegna. Da queste parti se ne sono disputate più di 100 (tra cui la già citata finale del Torneo Sardegna del 1925); è il più antico e il più sentito derby dell’isola e conta solo una cosa: vincere.

Un anno di sacrifici e battaglie condensato in 90 minuti: la vincente ha la possibilità (quasi certezza) di essere ripescata nella nuova Lega Pro.

Lo stadio “Vanni Sanna” di Sassari è testimone di una partita tesa, combattuta e con un gran supporto delle tifoserie dagli spalti. I bianchi d’Olbia sono guidati dall’ex Cagliari e Nazionale Andrea Cossu, i rossoblu si affidano soprattutto alla tecnica del capitano De Martis.

Al sesto minuto l’Olbia passa in vantaggio: punizione perfetta di Mastinu. Cinque minuti dopo Sestu potrebbe raddoppiare ma prende il palo. Partita su ritmi elevati e molte belle giocate. Come ogni derby che si rispetti, però, la tensione è al massimo e iniziano a fioccare i cartellini. Nel secondo tempo il fair-play salta e arrivano ben 3 cartellini rossi: Lisai della Torres e proprio Mastinu per l’Olbia, raggiunti 10 minuti dopo anche da Piredda. La partita scende di ritmo e cala il sipario. Vince l’Olbia che ora sogna il ripescaggio nella nuova Lega Pro a 60 squadre.

Il pallone nella terra dei nuraghi continua a rotolare da oltre 100 anni.

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