La faida di Noragugume

Premessa

Non è mai semplice trattare argomenti del genere perché sono tematiche macabre, tristi, storie non chiare alla radice e cercare di parlarne senza rischiare di dire cose non vere non è facile. Tutti i fatti e i nomi citati sono estrapolati da un articolo della “Nuova Sardegna” e nel caso troviate nomi o cose che non risultano chiare o corrette vi chiedo di farmelo notare.

Detto ciò, buona lettura !

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La sanguinosa faida di Noragugume

Le faide sarde sono uno degli argomenti più temuti, discussi e meno chiari che caratterizzano la cronaca nera della Sardegna. Temuto per le lunghe strisce di sangue che hanno lasciato, discussi o quasi perché in molte zone della Sardegna sono un tabù e meno chiari perché l’inizio di una faida non ha mai delle motivazioni precise ma è il susseguirsi di tutta una serie di eventi.
Quella che andremo a vedere oggi è, come avrete già notato dal titolo, la faida di Noragugume.
Noragugume è un piccolo comune, composto da poco più di 300 abitanti, della provincia di Nuoro che tra il 1998 ed il 2000 fu interessato da un’intensa faida che registrò otto omicidi, uno ogni tre mesi, e due tentati omicidi. Le fazioni che vennero coinvolte in questa sanguinaria vicenda furono due:

  1. i Cherchi, gli Spada e i Nieddu;

  2. i Corda, gli Argiolas, i Pinna, i Marongiu e i Falchi;

le cause del perché tutto ebbe inizio furono tutt’altro che certe, di certo ci fu solo la lunga striscia di sangue che questa faida si lasciò alle sue spalle.

Andiamo per gradi.

La vicenda ebbe inizio il 12 giugno del 1998 con l’omicidio di Giuseppe Cherchi, pastore di 58 anni, ucciso nel suo bar ma, come ho detto poc’anzi, l’inizio di una faida non è mai chiaro, generalmente si inizia da cose “banali” come incomprensioni legate alla gestione territoriale, oppure per pagamenti avvenuti in ritardo o, ancora, per furti.
Normalmente si ha un “preludio”, se così lo possiamo definire, in cui cominciano i primi atti di rivendicazione, iniziato nei primi giorni di giugno del 98′ con uccisioni di cani, attacchi dinamitardo, fienili a cui veniva appiccato fuoco, greggi che venivano decimate, cavalli uccisi a cui veniva mozzata la testa e croci con le iniziali di nomi trovate sui portoni delle case.
Tanti piccoli screzi che andavano ad accumularsi e che degenerarono il 12 giugno, quando venne ucciso, appunto, Giuseppe Cherchi.

Fu l’inizio della fine.

Ovviamente nessuno vide o sentì qualcosa di quell’omicidio e qualche mese dopo, il 12 agosto, venne ucciso anche il fratello di Giuseppe, Salvatore di 62 anni, nella strada provinciale per Ottana da due fucilate a pallettoni.
Era evidente che qualcuno voleva cancellare i Cherchi, ma le cause erano incerte: dalle indagini si presumeva che le motivazioni fossero legate a sconfinamenti e abigeato e, con il loro proseguire, questa teoria venne confermata.
La situazione era tutt’altro che tranquilla e non bisognò aspettare a lungo prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
Fu così che la mattina del 25 agosto avvenne il terzo omicidio e la vittima fu Francesco Corda, di 38 anni, giustiziato nelle campagne di Noragugume con un’esecuzione in piena regola: venne prima fucilato e poi gli venne inferto il colpo di grazia.

Tutti i vari omicidi sono avvenuti più o meno con le stesse dinamiche, scenari che ricordano un po’ i film del “Far West”, in cui si supera quella linea di confine che separa l’uomo dalla civiltà. Il 14 ottobre si ha una nuova vittima, Tommaso Maria Corda di 74 anni (padre di Francesco) ma in questo caso vengono rivelati dei dettagli tutt’altro che rosei. Se per i Cherchi ci stavano dei dubbi del perché venivano uccisi, per i Corda fu tutt’altra storia perché si scoprì che erano immischiati con affari mafiosi.

La faida proseguiva incessantemente allungando la sua striscia di sangue con un ulteriore omicidio, forse il più “importante”, punto di svolta dell’intera vicenda.
Il 7 agosto del 1999 venne ucciso Aldo Spada, il fratello del sindaco Antonello.
L’intero paese fu scosso da questa vicenda perché la famiglia Spada era ben conosciuta, motivo per cui non erano ben chiare le dinamiche dell’accaduto. Dalle indagini saltò fuori che la vittima era molto probabilmente uno dei sicari di Francesco Corda, motivo per cui l’omicidio venne ricollegato alla faida.

Alla fine del mese arrivò un altro omicidio e la vittima fu Antonello Ladu, di Sarule.

Non furono chiare le cause e si pensò che Ladu fosse stato la vittima involontaria di una faida che lo avrebbe visto testimone involontario, oltre a lui ci furono altre morti estranee che furono accantonate dagli investigatori in quanto erano solo impressioni.

Siamo vicini agli atti “quasi” conclusivi di questa faida.

Il 24 ottobre del 1999 venne organizzata un’imboscata a Salvatore Marongiu, di 50 anni, e al figlio Giuseppe, di 19, mentre percorrevano una strada di campagna, tra Silanus e Bolotona che, fortunatamente, non andò a buon fine. Furono raggiunti da una tempesta di fuoco ma la prontezza di riflessi di Salvatore (alla guida del veicolo) avrebbe impedito ai killer di centrare il bersaglio.

Fallita la missione i killer si dileguarono.

All’inizio dell’anno Salvatore riuscirà a sfuggire ad un’altra imboscata, l’ultima prima di un lungo periodo di pace che durerà un anno.

La quasi tranquillità venne interrotta con due morti a distanza ravvicinata: prima Tonino Pinna ucciso il 26 novembre del 1999 davanti alla casa della sua ragazza, nipote di Salvatore e cugino di Giuseppe Maroungiu e parente diretto di due imputati, poi (un mese dopo) venne ucciso Antonello Nieddu e ferito il fratello Giuseppe.

Tonino apparteneva alla fazione dei Corda-Pinna-Marongiu motivo per cui un mese dopo venne ucciso Antonello appartenente alla fazione opposta.
La faida arriva alle battute finali il 19 marzo del 2000 con l’omicidio di Robertino Pinna di Dualchi ucciso con tre colpi di pistola mentre si trovava in compagnia della fidanzata in una piazzola nella periferia del paese.

Nonostante i due lunghi, intensi e macabri anni questa faida non ebbe mai una fine, infatti nel novembre del 2015 è avvenuto un ulteriore omicidio, la vittima in questione è Giampietro Argiolas, e si pensa che (con molta probabilità) è riconducibile alla faida, motivo per cui in più di un occasione ho detto “quasi”.
Questa faida può “vantare” settanta udienze, migliaia di pagine di verbali e quattro condanne all’ergastolo per tre omicidi: un vero calvario, oltre che umano, anche per la questura e gli investigatori.

Penso che un popolo orgoglioso e forte come lo sono i sardi non riesca mai a “metterci una pietra sopra” e ad andare avanti, ma ci sarà sempre una ragione di rivalsa, motivo per cui non si avrà mai una vera fine e il rancore proseguirà nel corso degli anni.
Come per la battaglia di Osposidda  si è andati ben oltre quella che è l’umanità e un po’ come Dr. Jeckyll e Mr. Hyde, la bestia ha prevalso sull’uomo.
Certo che ciò che ho voluto raccontarvi non è proprio leggero e facile da chiacchierare e conoscere, spero che la storia vi sia piaciuta e nel caso vogliate approfondire la questione vi basterà cliccare qui.

Al prossimo articolo.

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