Viaggio verso il Limbara


Il mio viaggio alla scoperta del Limbara è iniziato mesi prima della partenza, con lo studio del percorso, delle condizioni meteo, ogni qualsiasi tipo di sentieristica percorribile, distanze, dislivelli, punti di sosta. Un escursione enorme a cui ho continuamente apportato modifiche in modo da poter equilibrare la difficoltà tecniche del percorso con quelle fisiche e mentali.

Il circuito prevedeva come punto di partenza il Comune di Monti e l’arrivo a quello di Berchidda, con la chiesa della “Madonna della neve” come passaggio intermedio.

Dopo attenti studi ne è venuto fuori un percorso ben strutturato di circa 42 km ed un dislivello complessivo attorno ai 2.000 m, da poter fare in unica intensa e lunga giornata. Avevo già visitato il Limbara e, in particolare, sia il suo versante berchiddese (del Comune di Berchidda) che tempiese (del Comune di Tempio), elementi che mi hanno permesso di poter affrontare il circuito con delle ottime basi di partenza.

Una partenza rimandata per quasi un anno, troppo tempo per un progetto che, nella mia testa, sapevo e speravo mi avrebbe lasciato un segno indelebile. I tempi erano maturi e fu così che a settembre presi la decisione di affrontare questo lungo viaggio.

Ad una settimana dalla partenza già si fiutava nell’aria il profumo d’avventura, ed una curiosità, accompagnata da una scarica di adrenalina, che rendevano il tutto ancora più atteso. Tutto il necessario era pronto, tutto andava secondo i piani ed io fremevo dalla voglia di partire. Ci stava un unico grande dubbio: dell’intero percorso ne conoscevo circa il 95 % e per quanto quel piccolo 5% potesse risultare insignificante, si sarebbe potuto mostrare come un grande problema.

Immagine 1 – Planimetria del percorso


PARTENZA: 28 SETTEMBRE, ORE 7:00 DEL MATTINO

Svegliato alle prime ore dell’alba, svolta la solita routine mattutina, mi appresto a ricontrollare lo zaino e ad uscire di casa per avviarmi verso la chiesa della “Madonna della neve”, la mia meta sulla cima del Limbara, posta a 1245 s.l.m.

Foto 1 – Le prime ore del mattino 

La prima zona in cui dovrò transitare è quella di San Salvatore. Questi luoghi regalano ad un escursionista un ambiente naturale unico, nello stesso tempo aspro e dolcissimo. Informandomi ho capito (spero non male) che la zona prende il nome da un’antica chiesa, tutt’oggi esistente, ma di cui sono rimasti i ruderi. In passato, nei boschi di queste campagne, era presente un villaggio abitato dai pastori locali. Col passare degli anni anche del villaggio sono rimasti solamente i resti e con loro un velo di mistero che copre la loro storia.

Foto 2 – Zona San Salvatore

Proseguendo con il nostro viaggio in zona San Salvatore, si può notare come l’uomo è quasi una rara presenza; vaste superfici sono rimaste intatte, abitate da cervi, cinghiali e grandi rapaci, ricche di stagni e boschi rigogliosi con alberi anche secolari.


ORE 9.30: AVVICINAMENTO A MONTI BIANCU

Durante la “progettazione” del percorso ho avuto non pochi dubbi sul dove passare per arrivare alla chiesa della “Madonna della neve”. Le opportunità erano due: la prima scelta era quella di “tagliare” per arrivare prima su in cima. Diminuivano i chilometri ma aumentava il dislivello da compiere in uno spazio minore. La seconda, invece, probabilmente sarebbe stata la migliore era quella di passare per l’ex ferrovia che da Monti portava a Calangianus. Avevo già parlato di questo percorso, vi lascio QUI il link, così che possiate scoprire (sempre che già non lo conosciate) qualcosa in più di suddetto tracciato. Nel secondo caso avrei allungato di almeno 5 km in più. Distanza in se sicuramente non preoccupante, ma che certamente lo sarebbe molto di più se unita ai 42 km del percorso totale. La mia preoccupazione era che il dover affrontare troppi chilometri in più, con un dislivello così importante, potesse risultare eccessivo per il mio fisico (Monti e Berchidda stanno a circa 300 m s.l.m., mentre la chiesa della “Madonna della neve” a 1.245 m s.l.m.).

Foto 3 – Ex ferrovia

Decido di scegliere la prima delle due decisioni ed è così che arrivo alla strada provinciale 138.


ORE 11:00. MONTI BIANCU (CALANGIANUS)

Lasciato alle mie spalle San Salvatore, con le sue distese di vigneti alternati da foreste di sughere, mi accingo ad iniziare la salita verso Monti Biancu. Da questa meravigliosa montagna partono numerosi sentieri tra cui quel “5%” di cui parlavo all’inizio.

Immagine 2 – In rosso il percorso che avevo progettato, in giallo quello che ho affrontato. Il bosco è la parte critica.

Dalla mappa avevo constatato che la strada sulla quale camminavo distava dal sentiero che mi avrebbe permesso di scollinare circa 1 km di cui, una parte, passava in una foresta di pini (indicata come “Foresta” nell’immagine 2). Speravo che quell’interruzione, fosse un problema collegato alla piccola ed intensa distesa di conifere. Fortunatamente mi sono affidato all’istinto e all’esperienza e malgrado abbia non volutamente allungato il mio cammino, sono riuscito a scollinare scoprendo tra l’altro che il sentiero non esisteva.

Foto 4 – Foto campagne

C’è da dire che da qui la vista è spettacolare, a partire dalle bellissime campagne circondate dalle imponenti montagne (immagine 4) fino alla vista panoramica che spazia fino al golfo di Olbia.

Foto 5 – Uno sguardo verso il golfo di Olbia


ORE 12:00. L’AVVICINAMENTO SUL LIMBARA

Una volta scollinato comincio a vedere le antenne del Limbara un punto sempre più “vicino” a me o, perlomeno, quella era la sensazione.

Tempo addietro parlai di Monte Biancu (lascio QUI il link), nell’articolo parlai della possibilità di poter arrivare sul Limbara, ma scrissi che quella sarebbe stata “tutta un’altra storia” di cui avrei parlato in seguito. Mai avrei immaginato che quel monte, insieme alla località San Salvatore, sarebbe diventato un tassello fondamentale di questo viaggio.

Foto 6 – L’aspra natura sarda

Durante l’attraversamento di questa zona, ci si immerge sempre di più nell’aspra natura e nei suoi tipici graniti e diventano di fondamentale importanza le varie sorgenti d’acqua che si trovano per potersi dissetare. Acqua più buona non so dove potrei bere, in una giornata autunnale dal sapore estivo, in cui ebbi la sfortuna di dover affrontare delle condizioni particolarmente umide, procurarmi dei considerevoli problemi di disidratazione.

Foto 7 – Fonte d’acqua

Mentre mi dissetavo, ammiravo quei meravigliosi graniti e mi godevo quella pace e silenzio notavo di avvicinarmi ad una zona familiare. Si trattava della Località “Li Conchi”, conosciuta per vie delle sue “Conche” di pietra utilizzate come riparo dai pastori che un tempo dimoravano in quelle zone. Con essa iniziava la mia ultima salita che mi avrebbe condotto in cima al Limbara.


ORE 14:00. ARRIVO ALLA MADONNA DELLE NEVE

Alzo lo sguardo e finalmente, dopo circa sei ore e mezza, le vedo, ancora più vicine, ma non troppo vicine. Dentro di me pensavo al fatto che, forse, sarebbe stato meglio allungare almeno mi sarei risparmiato 20 km (circa) di salita ma ormai era (quasi) fatta. Le vedevo, erano “vicine”, ma quel “quasi” pesava tantissimo. Maledette antenne, non si potevano avvicinare loro ?

Diceva qualcuno “Chi la dura la vince”, ma qui le cose si facevano sempre più complicate. Ero decisamente in ritardo rispetto alla mia tabella di marcia, ma sapevo benissimo che le antenne decretavano la fine della salita e l’arrivo alla tanto agognata meta.

Mancava sempre meno e a confermamelo era il rumore delle macchina che salivano in cima. Finalmente la strada, e con essa l’ultimo chilometro che mi avrebbe portato alla “Madonna della neve”. Mai chilometro fu più lungo e stancante di quello ma, finalmente, la intravedo, pensavo fosse un miraggio e invece era lei, la Madonna della neve stava li, ferma, ad aspettarmi. Mai soddisfazione più grande di quella. Un panorama pazzesco si mostrava dinanzi ai miei occhi e con esso mi fermo a bivaccare e godermi quel momento di pace e soddisfazione.

Foto 8 – La Madonna della neve

Sapevo che l’escursione non era finita, ancora ci sarebbe stato da fare l’intero sentiero che mi avrebbe portato a Berchidda, ma sapevo bene che sarebbe stato tutto in discesa con un meraviglioso paesaggio che mi avrebbe accompagnato fino a Berchidda.

Foto 9 – Scorci incantevoli sul Limbara

Intanto la mia pausa pranzo finiva e con essa la mia permanenza sulla cima del Limbara una montagna che, secondo alcuni studiosi, deriverebbe dall’antico “Limbàra” che significa “Roccia, pietra”. Mai nome fu più appropriato di questo. Una roccia antica, lavorata dal tempo e sulla quale camminare tra blocchi tondeggianti e torri affilate.

Foto 10 – Il panorama dal Limbara

Ed è proprio circondato da questo paesaggio granitico che riprendo il mio cammino, salutando la “Madonna della neve” e guardando verso Berchidda.


ORE 16:00. BERCHIDDA

I sentieri che dal Limbara conducono a Berchidda sono un qualcosa di semplicemente meraviglioso, non solo per l’ottimo stato di manutenzione del sentiero bensì per il meravigliosi scorci e panorami che ci accompagnano per tutta la discesa.

Foto 11 – Scorci panoramici 

Da una vista meravigliosa che spazia fino al golfo di Olbia, ad un immersione unica nel paesaggio granitico della zona.

Foto 12 – La discesa verso Berchidda

Discesa lenta ed inesorabile verso un paese musicalmente rinomato grazie ad un artista internazionale come Paolo Fresu e non solo ma conosciuto anche per i suoi ottimi formaggi e vini.

 

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