Non tutte le ciambelle riescono col buco

Giorno zero: l’organizzazione

un giorno qualunque di giugno 2018

Un po’ di tempo fa venni contattato dall’amico Davide per emulare un pellegrinaggio che si avvicinasse (con i dovuti e consentiti accostamenti) a quello di Santiago. Fu così che ci vedemmo per metterci d’accordo e studiare il percorso da dover affrontare. L’intento è stato quello di partire da San Paolo di Monti per arrivare a Punta la Marmora (la vetta più alta della Sardegna con i suoi 1834 m) per una distanza complessiva di circa 140 km. Abbiamo costruito interamente il tracciato su mappa e pianificato le varie tappe da dover affrontare giornata dopo giornata. L’idea iniziale era quella di affrontarlo in quattro giorni, cercando di evitare la strade statali e di percorrere soprattutto strade sterrate, in modo da vivere un esperienza il più immersiva possibile nella natura nei suoi colori e nei suoi profumi, e potendo così in una certa maniera assaporare anche il gusto del trekking.

Primo giorno: dal Santuario di San Paolo – Alà dei Sardi (26 km)

Ore 7:00 am, partenza da San Paolo

Il Santuario di San Paolo è luogo di grande spiritualità a cui, entrambi, siamo molto legati, motivo per cui abbiamo deciso di usarlo come punto di partenza. Erano molti i dubbi che ci attanagliavano sull’intero itinerario perché il tutto è stato pensato e programmato basandosi su cartine digitali.

Dubbi che si sono andati a spegnere quasi immediatamente.

Nella prima parte di sentiero ci lasciamo alle spalle il santuario di San Paolo, raggiungiamo il borgo si Sos Rueddos per poi immergerci nelle campagne granitiche e verdeggianti tipiche della Sardegna. È stato bellissimo poter vedere tutti i ruscelli ancora scorrere a giugno ma è stato ancora più bello, una volta arrivati a Mazzinaiu e imboccato il sentiero che ci condurrà a Alà dei Sardi, poter constatare con Davide come la natura si stava riprendendo con vitalità dopo aver subito la devastazione dalle fiamme che lo scorso anno hanno distrutto migliaia di ettari del bellissimo demanio di Alà dei Sardi.

Raggiungiamo intorno alle quattro del pomeriggio il paese di Alà dei Sardi e, dopo aver fatto una breve sosta per riprenderci dalla giornata, ci rechiamo nel B&B da Gigi.

Secondo giorno: Alà dei Sardi – Bitti (25 km)

Ore 6:00 am, partenza da alà dei sardi

Notte piacevole in quel di Alà dei Sardi, paese molto carino, pulito e ordinato in cui ho avuto il piacere di poter mangiare nel ristorante San Lorenzo le ottime specialità della casa. Dormire nel B&B di Gigi è stato un po’ come stare a casa. La sig.ra Lia è stata molto accogliente ed il B&B grazioso e pulitissimo, lo consiglio a chi decidesse di pernottare in paese. Più carichi che mai, prendiamo gli zaini e riprendiamo il nostro viaggio in direzione di Bitti.

Una seconda tappa stupenda, tanto quanto la prima.

Il triangolo di terra compreso tra Alà, Buddusò e Bitti è stupendo, composto da una foresta verde e rigogliosa dove le sugherete la fanno da padrone e piene di elementi granitici in cui abbiamo avuto la fortuna di vedere una bellissima domus, ottimamente segnalata con apposita cartellonistica dal Comune di Buddusò. Avvicinandoci a Bitti, Davide mi fa notare che il paesaggio è mutato per colpa della “processionaria”, così una moltitudine di bruchi mangiano le foglie delle querce da sughero, e quindi il paesaggio non è proprio idilliaco, per fortuna avere un amico vicino ed un ottimo compagno di viaggio rende migliori e più accettabili anche questi paesaggi, ma finalmente con l’avvicinarsi di Bitti il cuore si apre alla vista del meraviglioso Monte Albo.

Terzo giorno: Bitti – Nuoro (36 km)

Ore 6:00 am, partenza da bitti

La fine del secondo è stata all’insegna del relax e del dolce far nulla, coscienti del fatto che la terza giornata sarebbe molto impegnativa. Anche qua a Bitti l’accoglienza non è stata da meno, un ringraziamento sincero va a Giuseppina che ci ha accolto a braccia aperte nel suo splendido B&B.

Terza tappa devastante, aggravata ulteriormente da problemi dovuti alla mia poca esperienza. L’idea era quella di arrivare a Mamoiada ma ci sono volte che devi gettare la spugna.

Andiamo per gradi.

Dopo due meravigliose giornate ho trovato questa terza un po’ monotona, probabilmente dovuta al fatto che abbiamo dovuto percorrere molti chilometri sull’asfalto rovente, trovando a tratti delle ambientazioni particolari e decisamente suggestive. Finalmente arrivato a Nuoro realizzo che la scelta delle scarpe (ahimé) è stata completamente sbagliata contribuendo a “disintegrarmi” piedi e gambe e, probabilmente, ascoltando qualche consiglio in più le cose sarebbero andate diversamente. Ma alle sorprese non c’è mai fine.

Giunti a Nuoro decidiamo di fermarci al primo bar disponibile e questo ci ha portato a conoscere una gran bella persona. Non credo alle coincidenze, penso che alcune cose debbano accadere perché, in un modo o nell’altro, siano degli insegnamenti. Cercavo un bar, appunto, ma l’unico luogo aperto che abbiamo trovato (erano le tre del pomeriggio e le condizioni erano abbastanza critiche) è stato un camion bar. Paolo, il proprietario (a cui Davide ed io credo erigeremo una statua), è stata una delle migliori persone che abbiamo mai incontrato. Stava chiudendo ma rendendosi conto della nostre condizioni si è reso disponibile e gentilissimo, dimostrando una bontà d’animo ed un senso dell’accoglienza ed ospitalità che ancora ci fa sperare nel genere umano. Mai mangiato un panino alla salsiccia così buono da una persona che poi, senza mai averci visto, si è offerta di accompagnarci a Mamoiada con il suo meraviglioso, comodo e scassatissimo pandino.

Dimostrazione del fatto che non bisogna mai fermarsi alle apparenze. Paolo, non smetterò mai di ringraziarti, se non fosse per te starei ancora girovagando a Nuoro alla ricerca di un autobus che mi potesse portare a Mamoiada.

Una giornata piena di sorprese, consolata da un’ottima accoglienza anche a Mamoiada in cui la signora (di cui non ricordo il nome, perdonatemi) del B&B si è resa disponibile a darmi una mano per cercare un nuovo paio di scarpe (ricerca inutile) e da un ottima cena consumata in quel di Mamoiada.

Conclusioni

Non tutte le ciambelle riescono col buco”, ho pensato a questo titolo perché penso che delle volte bisogna esporre i propri fallimenti, prendersene le responsabilità e averne piena coscienza. Questo ci porta a rendere quella debolezza un nostro punto di forza e a non ripetere lo stesso sbaglio.

Ero insicuro perché non avevo mai fatto un’esperienza del genere e, probabilmente, ascoltando qualche consiglio in più le cose sarebbero andate diversamente. Gettare la spugna è l’ultima delle mie scelte perché sono del parere che quando una cosa la si inizi la si deve portare a termine. Sono comunque contento del risultato perché l’essere arrivato a Nuoro è stata una bella soddisfazione personale e un ottimo spunto per poter fare di meglio e spingermi oltre. Mi è dispiaciuto tantissimo l’aver lasciato da solo Davide, un amico ed un compagno di viaggio ideale, e l’aver dovuto abbandonare lui ed il progetto ad un passo da un traguardo mi fa anche arrabbiare di più. Ma in mezzo a tutti questi lati negativi c’è sempre del positivo: l’esperienza insegna e la prossima volta non sarò impreparato, e poi sono sicuro che con Davide troveremo il modo di programmare ancora.

Vi terrò informati

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