Cala Biriala (Banuei, Ogliastra)

 

Lunghezza: Km 15,00
Tempo di percorrenza (annesse foto e fermate per vari motivi): 8 ore A/R
Grado di difficoltà: Impegnativo (EE)
Segnalato: No

Premessa: prima di iniziare vorrei precisare che per scelta personale (magari ve ne parlo alla fine) ho preferito iniziare il mio trekking dai parcheggi d’inizio percorso di Ispuligidenie (Cala Mariolu).

Buona lettura.

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Come arrivarci

Il primo punto di riferimento è Baunei, 47 km a sud di Dorgali sulla ss125.

All’ingresso dell’abitato dobbiamo svoltare a sinistra in direzione della piana del Golgo.

L’incrocio è segnalato con un cartello turistico che indica il ristorante del Golgo. Prima di imbatterci in una serie di tornanti ripidi, che ci porteranno alla piana del Golgo, incontriamo un “info point” nel quale potremo parlare con persone bilingue che per cifre modiche ci daranno tutte le informazioni e gli opuscoli necessari all’escursione.

In ogni caso si deve proseguire a sinistra dell’info point per circa 7,5 km senza mai abbandonare la strada asfaltata arrivando così ad un cartello che indicherà la chiesa di San Pietro. Precisando che per arrivare davanti alla chiesa bisogna girare a sinistra, noi dal cartello in poi abbandoniamo la strada asfaltata e proseguiamo, senza svoltare, per la strada sterrata tenuta in ottime condizioni.

Circa 600 m dopo la chiesa troveremo un cartello che ci indica il nuraghe di Orgoduri, superato questo cartello dopo poche centinaia di metri arriveremo davanti ad un cartello che ci mostrerà in quale punto ci troviamo e ci fornirà tutte le indicazioni per affrontare il percorso. Bisogna precisare che nel cartello non è scritta l’indicazione “Piana del Golgo – Cala Mariolu”, ma “Piredda – Ispuligidenie”.

Descrizione percorso

Una volta lasciata la macchina nei parcheggi di Ispuligidenie la distanza che mi separava dal cartello di inizio trekking per Cala Biriala era di poco più di 5km e, infatti, in poco più di un’ora di cammino mi sono ritrovato davanti al cartello d’inizio trekking.

È stata un’esperienza strana, molto bella e “fortunosa” (se così si può dire) perché si è dimostrato un percorso arduo, difficile da percorrere e molto stancante (nonostante sia lungo poco più di 2 km).

Una volta imboccato il “sentiero maestro” per la cala, una delle prime cose che mi è saltata alla vista è stata la mancanza di punti rossi segnalativi e omini in pietra a cui si andavano ad aggiungere le distrazioni dovute alle bellezze naturali che mi circondavano.

Tante “piccole” difficoltà che sono andate ad accumularsi e che, alla fine, mi hanno fatto perdere il “sentiero maestro”.

In tutto questo disastro confusionale c’è sta una notevole nota positiva: continuando a camminare mi sono ritrovato ad osservare Cala Biriala dall’alto e, se devo essere sincero, la vista era a dir poco sensazionale.

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Prima di fare il “passo più lungo della gamba”, torno un attimo indietro con il racconto.

Ero arrivato al cartello d’inizio trekking e nella prima parte del percorso mi sono totalmente immerso nella natura più selvaggia del Golgo composta da lecci, bassi arbusti, fillirea e ginepri fino ad imbattermi con dei cuili tenuti in condizioni ottimali tali da potermi dare un riparo o permettermi di mangiare al coperto.

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Ricontrollando il percorso, l’indomani dell’escursione, ho notato che fino ai cuili avevo preso il giusto sentiero ma successivamente ad essi avevo sbagliato qualcosa: purtroppo guardalo dalle mappe sembra sempre facile, ma quando ti ci ritrovi fisicamente è tutta un’altra storia.

Poco dopo i cuili ci sarebbe dovuto essere un qualche sentiero che scendeva verso la cala ma, sia a causa dei problemi che vi ho detto all’inizio che, in parte, per disattenzione personale, ho proseguito dritto per un sentiero (uno dei tanti ben visibili) che mi sembrava corretto, arrivando (appunto) nel punto panoramico che mi permetteva di vedere Cala Biriala dall’alto.

Onestamente ci stavo perdendo un po’ le speranze perché le ore passavano e del “sentiero maestro” non si vedeva traccia.

Una cosa era certa, bisogna scendere!

Di conseguenza comincio ad orientarmi ed a cercare un cammino che mi potesse portare sotto e, finalmente, lo trovo: era evidente che fosse battuto e che andava verso il basso, sembrava che la fortuna stesse girando dalla mia parte e che avessi trovato il “sentiero maestro”.

Il caso vuole che non fossi l’unico a non capirci più nulla ed arrivato ad un certo punto della discesa incontro una coppia di escursionisti che, come a me, era rimasta bloccata.

Sostanzialmente avevamo fatto il grosso del sentiero ma, sempre a causa della scarsa segnalazione, ci stavamo perdendo in “un bicchiere d’acqua” ma, come diceva qualcuno, “l’unione fa la forza” e quel qualcuno aveva ragione.

Dandoci una mano a vicenda riusciamo a trovare, finalmente, le scale e i vari punti di discesa che pian piano ci avrebbero portato alla cala.

Sicuramente non posso spiegarvi precisamente come ho ritrovato il “sentiero maestro” visto che, sostanzialmente, sono andato a tentoni ma una cosa che vi posso dire con certezza è che da questo momento del mio viaggio in poi, il percorso mi ha offerto dei bellissimi e spettacolari paesaggi con dei punti di passaggio con scale e corde (già presenti nel percorso), percorribili senza grossi rischi e pericoli prestando la giusta attenzione.

Quello che mi piace dei percorsi del Selvaggio Blu è questo passare dal selvaggio naturale al blu del mare e anche se spiegandolo a parole potrebbe risultare banale, visivamente è semplicemente spettacolare.

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I punti di “scalata” (se così la si può chiamare) sono molto semplici e sicuri, avremo delle corde molto resistenti, robuste passerelle in ginepro, ferrate ed un scala in ferro che metterà a dura prova le nostre vertigini.

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Questi salti ci permettono di scendere di svariati metri e, anche se la foto non rende bene l’idea, l’altezza è considerevole: sappiate che avete a che fare con una persona che soffre di vertigini e quindi, se l’ho fatto io, lo potete fare anche voi.

Lasciate alle spalle vertigini, scale e passerelle varie ci andremo ad immergere nella foresta di Biriala che ci darà del filo da torcere fino all’arrivo in cala.

L’arrivo alla cala … beh … eccolo qua:

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Un percorso ostico e, ovviamente, anche Biriala non poteva essere altrimenti ed infatti riuscire a scendere in spiaggia non è semplice ed io, sia a causa delle 4 ore di escursione sulle spalle che della bagno di folla che stava in spiaggia, ho preferito lasciar stare.

Nonostante lo smarrimento, il caldo, le ore in più e le tante difficoltà il percorso è stato davvero spettacolare.

Come affrontare il percorso

Dal cartello per Ispuligidenie in poi la strada sterrata è percorribile anche con macchine “comuni” e non necessariamente con fuoristrada, però c’è bisogno di stare attenti. È vero che la strada è tenuta in ottime condizioni ma è altrettanto vero che a causa delle pietre aguzze che sono presenti è probabile forare la gomma, come è capitato a me una delle ultime volte che sono stato da quelle parti: a causa di questo (e non solo) ho preferito farmi qualche chilometro in più a piedi.

Affrontare la discesa e la risalita successiva indica almeno una buona preparazione per la gambe e per il fiato.

Considerando le dovute attenzioni nei punti più difficili, secondo me, si può affrontare l’escursione in giornate che non superino i 27°/30° con un tasso di umidità non troppo alto (non superiore al 40/50%) e, oltretutto, non è indicato affrontare il percorso nelle giornate in cui questo rischia di essere scivoloso per la pioggia precedentemente caduta.

Ultimo consiglio.

Io sono riuscito ad affrontare il percorso nella prima decade di agosto perché ho trovato una giornata adatta (mi riferisco alle temperature) che me lo potesse permettere.

Nonostante questo, cale come Biriala sono da vedere in periodi che non siano luglio o agosto (indipendentemente dalle temperature) perché troverete così tante persone in spiaggia che non vi permetteranno di potervela godere al meglio.

Al prossimo articolo.

Per avere informazioni sul percorso (ed altri) seguimi anche su: Wikiloc

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